Nel pestaggio di Alatri che ha visto come vittima Emanuele Morganti ci sono alcuni aspetti fondamentali ancora da chiarire: chi ha sferrato il colpo mortale al 20enne? E qual è – se c’è – l’arma del delitto? Quesiti che assillano gli inquirenti, che dal giorno successivo all’omicidio di Alatri stanno cercando di rimettere al loro posto ogni tassello di un mosaico difficilissimo da ricomporre. Neanche l’arresto di ieri di Michel Fortuna sembra essere la chiave di volta dell’indagine: testimoni e amici di Emanuele presenti al Mirò la notte tra il 25 e 26 marzo hanno chiarito di aver visto “l’albanese” nell’atto di sferrare calci e pugni alla povera vittima. Eppure gli esami medico-legali sostenevano che Emanuele fosse stato colpito con un oggetto contundente, probabilmente un manganello. Non è da escludere, però, che l’emorragia cerebrale che ha causato la morte di Morganti sia stata causata dall’impatto con la Skoda in sosta nella piazza Regina Margherita. Se gli esami in corso sulla macchina avvalorassero questa tesi, come riportato da La Repubblica, si irrobustirebbe l’accusa di omicidio, probabilmente preterintenzionale, ai danni degli arrestati. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Dopo l’arresto di Michel Fortuna, il 24enne di Frosinone accusato di aver partecipato con i fratellastri Castagnacci e Paolo Palmisani al pestaggio di Emanuele Morganti ad Alatri, è stato il suo legale a cercare di ridimensionare l’accaduto. Come riportato da La Repubblica, l’avvocato Giosuè Bruno Naso ha dichiarato:”Non ho ancora visto il provvedimento di fermo – dichiara il difensore di Michel Fortuna, l’avvocato Giosuè Bruno Naso – ma immagino che a cambiare la posizione del mio assistito siano state le dichiarazioni rese da uno degli altri arrestati, finalizzate ad alleggerire le proprie responsabilità. Non credo infatti vi siano stati elementi nuovi di altro tipo. Si tratterebbe così di dichiarazioni di cui va valutata l’attendibilità e i riscontri. Attendo di leggere gli atti e poi valuterò cosa fare. Cercherò in questi giorni di dividermi tra il processo Mafia Capitale, a Roma, in cui inizia la requisitoria, e Frosinone”. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Nuovo arresto ieri sera nell’ambito delle indagini che cercano di fare luce sull’omicidio di Alatri in cui è rimasto ucciso il 20enne Emanuele Morganti. A partecipare al pestaggio orchestrato dal branco la notte tra il 25 e il 26 marzo nella piazza antistante il locale Mirò Club sarebbe stato Michel Fortuna, un 24enne tratto in arresto dai carabinieri intorno alle 19 di ieri mentre si trovava a casa di un parente nel quartiere popolare dei Cavoni di Frosinone. Il giovane, accusato da diversi testimoni di aver partecipato in maniera “particolarmente attiva” e “molto molto violenta” al pestaggio di Emanuele Morganti sarebbe stato individuato proprio grazie ai racconti di alcuni amici della vittima, che agli inquirenti avrebbero detto che a compiere il massacro sarebbe stato anche un certo “Michel l’albanese”. Michel Fortuna, però, è italiano: come si spiega allora questo appellativo? Tutto va fatto risalire alla zona di residenza del 24enne finito in manette. Michel infatti abita nel quartiere Casermone di Frosinone, quello che La Repubblica non esita a definire una sorta di Scampia della Ciociaria in cui la mala cerca di imporre le proprie leggi e in cui, chi frequenta gli albanesi viene chiamato a sua volta “albanese”. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Proseguono le indagini sulla morte di Emanuele Morganti, con nuovi sviluppi nelle ultime ore. Rimane confermata l’iscrizione di nove persone sul registro degli indagati, ma una terza è stata arrestata ieri sera. Si tratta di Michel Fortuna, che si unisce quindi a Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, i due fratellastri che secondo gli inquirenti sarebbero fra i principali attori dell’omicidio. Del 24enne si erano perse le tracce subito dopo l’aggressione a Emanuele Morganti, ma è stato trovato dalle autorità a casa di un parente di Frosinone. Secondo le ultime rivelazioni, spiega Il Fatto Quotidiano, a carico di Michel Fortuna ci sarebbero prove gravi che confermano la sua conlpevolezza. Il fermo sarebbe stato inoltre d’obbligo proprio a causa della natura violenta della morte di Emanuele Morganti e dal rischio che Michel Fortuna cercasse di fuggire o di inquinare le prove.
Nel mirino degli inquirenti anche Franco Castagnacci, il padre di Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, così come i quattro buttafuori del Mirò Club di Alatri. Al padre dei fratellastri ed a questi ultimi quattro per ora è stata contestata dagli inquirenti solo la rissa, mentre per Palmisani e Castagnacci rimane valida l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Il ruolo dei buttafuori sarebbe stato infatti significativo, dato che avrebbero prelevato Emanuele Morganti all’interno del locale, dopo averlo riempito di botte. Un’azione violenta che è stata ripetuta anche all’esterno mediante l’uso di un manganello. Due testimoni avrebbero invece indicato Michel Fortuna come uno dei componenti che hanno dato vita alla caccia all’uomo. La convinzione di Giuseppe De Falco, il Procuratore preposto al caso, è che Fortuna abbia preso parte anche al pestaggio di Emanuele Morganti e che abbia avuto un ruolo significativo nelle diverse fasi della brutale aggressione.