Chi finge di avere una pistola commette un reato: lo ha stabilito la Cassazione con una recente sentenza. Non bisogna far credere di possedere un’arma nascosta in una tasca, perché così scatta il reato di minaccia grave. Non è necessario, infatti, possedere effettivamente un’arma, è sufficiente il comportamento che fa credere ciò alla vittima. Questo discorso vale anche per chi usa una pistola giocattolo o impugna un oggetto come se fossa una pistola. Una persona già intimorita dalle minacce verbali nei suoi confronti, viene ulteriormente spaventata da questo tipo di condotta e per questo si prefigura questo tipo di reato. Si parla di minaccia aggravata dall’uso di un’arma per il maggior timore provocato nel soggetto minacciato: questo comportamento è giudicato più grave della semplice minaccia, quindi gli è stato dedicato uno specifico articolo del codice penale con relativa pena più severa. 



La gravità della minaccia può derivare anche da espressioni verbali utilizzare per provocare timore o turbamento. Di conseguenza, come riportato da La Legge per Tutti, «anche una minaccia non circostanziata può ritenersi grave, in relazione alla personalità del soggetto attivo e passivo del reato». La Corte Suprema ha chiarito che l’aggravante al reato di minaccia scatta anche nel caso in cui si usa un’arma apparente o giocattolo, se l’oggetto provoca nella vittima un intenso effetto intimidatorio. Ciò è ancor più vero se l’uso dell’arma giocattolo è accompagnato da frasi inequivocabili sulla gravità della minaccia. Inoltre, secondo la giurisprudenza è reato anche impugnare un bastone durante una lite furibonda, anche se non si ha l’intenzione di usarlo. Questo comportamento genera uno stato di timore nell’interlocutore, che richiede dunque l’applicazione dell’aggravante del delitto di minaccia.

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