Raffaele Sollecito ha presentato il conto alla magistratura: vuole un risarcimento danni di tre milioni di euro per aver trascorso quattro anni in carcere prima di essere riconosciuto innocente. A dieci anni dall’omicidio di Meredith Kercher, va in scena a Genova un nuovo capitolo del delitto di Perugia. A febbraio gli era stata respinta una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione, ma poi Sollecito ha deciso di sfruttare la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati e ha citato in giudizio nove tra pubblici ministeri, procuratori generali, giudici delle indagini preliminari e giudici di corte d’assise e di corte d’assise di appello. L’accusa è di aver travisato fatti, circostanze e prove sull’omicidio di Mez. Come riportato da La Repubblica, sarà il giudice Pietro Spera, a cui è stata affidata la causa, a decidere se coinvolgere nella citazione anche i 12 giurati popolari della Corte di Assise di Perugia e di quella di Assise di Appello di Firenze. Perché se ne sta occupando il Tribunale di Genova? Questa è la sede competente per i processi nei quali sono coinvolti magistrati toscani.
In rappresentanza dei giudici è stata citata la Presidenza del Consiglio, difesa dall’Avvocato dello Stato Giuseppe Novaresi. In caso di condanna, lo Stato dovrà pagare il risarcimento, poi potrà rivalersi a sua volta nei confronti dei singoli magistrati. Nel mirino di Raffaele Sollecito ci sarebbe in particolare il pm di Perugia Giuliano Mignini che aveva condotto le indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese di 22 anni uccisa con una coltellata alla gola la sera del primo novembre 2007. Inizialmente aveva chiesto mezzo milione di euro di risarcimento per ingiusta detenzione. Quando la Corte di Appello di Firenze a febbraio respinse la richiesta, Sollecito spiegò che i giudici «non hanno tenuto conto della sentenza della Cassazione» che lo ha «definitivamente assolto da tutte le accuse». Era stato, infatti, rilevato che ci sono state gravi omissioni e defaillance da parte degli investigatori, quindi c’erano responsabilità precise.