Alla notizia arrivata ieri sul caso Tiziana Cantone dell’archiviazione dei sei amici della ragazza morta suicida lo scorso settembre, accusati di diffamazione nell’ambito del procedimento avviato a fine 2015 proprio dalla ragazza di Mugnano, la reazione della madre Teresa Giglio non solo è stata durissima ma ha attaccato con pesanti accuse i magistrati. «Sono molto amareggiata per l’archiviazione disposta dal Gip a carico dei cinque ragazzi cui mia figlia aveva inviato i video da lei girati», ha affermato in serata la madre di Tiziana Cantone rivolgendosi contro i magistrati che a sua detta non hanno fatto appieno il loro lavoro; «Se mia figlia è morta la colpa è dei magistrati che non hanno fatto il loro dovere, in particolare del pm Alessandro Milita che per primo ha indagato», commenta in maniera molto dura Teresa Giglio impegnata nei processi per ottenere giustizia sulla diffamazione e sull’istigazione presunta al suicidio che la figlia Tiziana avrebbe ricevuto. Nella mattinata il gip di Napoli, Tommaso Petrella, aveva deciso anche un secondo provvedimento questa volto contro Facebook Italia: il giudice ha chiesto ufficialmente alla Procura di Napoli un supplemento di indagini sul legale rappresentante di Facebook, sempre per provare a comprendere se vi siano gli estremi per elementi diffamatori. «Ho sostenuto la necessità di accertare eventuali responsabilità di Facebook, anche perché il calvario di Tiziana è iniziato proprio quando ha visto il suo nome sul social associato ai suoi video pubblicati su siti porno soprattutto americani», ha commentato l’avvocato di Tersa Giglio e Tiziana Cantone in mattinata ieri.



Ieri in serata dopo le pesanti parole e accuse della mamma di Tiziana Cantone, ha risposto prontamente il giudice chiamato direttamente in causa da Teresa Giglio come “colpevole” della morte di Tiziana perché «non ha indagato a fondo». «Non rispondo alle parole di Teresa Giglio, mi riservo solo di valutare con i miei legali se presentare querela per diffamazione dopo che avrò letto le sue dichiarazioni», sono le parole di Alessandro Milita, oggi procuratore aggiunto di Santa Maria Capua ma al tempo primo magistrato ad occuparsi dell’indagine per diffamazione scattata con l’esposto di Tiziana Cantone. Nasce tutto dall’archiviazione richiesta dal gip Petrella dei cinque ragazzi e dal padre di uno di loro che avevano ricevuto sul cellulare i video hot di Tiziana: non hanno commesso reato e non hanno dunque diffamato la ragazza inviando a loro volta i video sulle piattaforme social. Proprio questa decisione ha portato alla durissima e rabbiosa replica di Teresa Giglio: il caso giudiziario e le varie conseguenze attinenti sono tutt’altro che esaurite e rischiano di trascinare il procedimento ancora a lungo nel tempo.

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