Chissà se magari uno dei Mille ce la fa. I Mille non sono quelli partiti da Quarto su due piroscafi, Cacciatori delle Alpi in testa e dobloni d’oro della massoneria inglese nella borsa. Loro ce l’hanno fatta, di riffa o di raffa, a mettere il Sud Italia in sicurezza rispetto a quei cattivoni dei Borboni. No, qui i Mille sono quelli partiti dal Comando Carabinieri dell’Emilia Romagna e da mezz’Italia: Elinucleo 13esimo di Forlì (6 piloti), i parà del Tuscania, i Gis, i Ris di Parma e i Cacciatori, anche qui, però non delle Alpi ma di Calabria. Invece dei due piroscafi, due elicotteri: un Agusta Bell 412, e un Agusta A109 da ricognizione anche notturna, dotato di telecamera sensibile al calore (umano).
Questi mille signori devono mettere in sicurezza non il Sud Italia (centomila chilometri quadrati), ma la “zona rossa” (40 chilometri quadrati, fate conto cinque chilometri per otto, o sei per sei e rotti), che non si vede con quale altro colore avrebbero potuto definirla se non rosso dato che da quelle parti si è votato comunista di generazione in generazione per omnia secula seculorum. La zona è fatta di prati boschi canali casolari sterpaglie canneti campi coltivati acquitrini et similia a nord-est di Bologna e a Sud-est di Ferrara. Il delta del Po non è così lontano, e nemmeno Comacchio. I centri abitati interessati non sono Palermo e Napoli ma Molinella, Campotto, Marmorta, e così via. Un territorio agricolo normale in Padania, dipinto da chi non sa come una trappola naturale da inferno dantesco. Qui sono concentrati i nuovi Mille (che operano a turni di 150/200, va detto, per correttezza sindacale, non tutti insieme). E’ da giorni caccia al latitante. La gente ha paura e la zona rossa va messa in sicurezza.
Latitanti, tanti —Quanti siano i latitanti ricercati dalla giustizia italiana è difficile saperlo. Tanti, però. Ufficialmente ci informano di quelli di “massima pericolosità”: sono sette (camorra, cosa nostra, ndrangheta, anonima sequestri). Gente che manca all’appello, pardon alle manette, dal 2004 il più recente, dal 1993 il più datato. Si sa che tra il 1992 e oggi sono stati latitanti di massima pericolosità circa 150 delinquenti, arrestati dopo cinque, dieci o più anni. Non è noto il numero di quelli pericolosi “normali”, quelli che ti sgozzano anche se non sono iscritti alla sacra corona unita o a cosa nostra. Una bella fila di gente. Senza contare i vari Tulliani che stanno a Dubai, da dove fanno marameo perché estradizione lì verso l’Italia non vige.
Non si sa quanti agenti delle forze dell’ordine siano a caccia di tutti ‘sti ammazzasette. Centinaia di migliaia? Milioni?
Sì, perché i Mille della zona rossa (di comunismo pomodori e salama da sugo) sono in caccia non di quei tanti cattivoni borbonici con esercito, ma di un singolo cattivone serbo finto russo che ha ammazzato senza pietà, come noto, un barista di Budrio il 1° aprile e, la settimana dopo, una guarda venatoria. Passano i giorni e del serbo finto russo non c’è traccia, anzi c’è solo qualche traccia tipo avanzi di carote e zucchine (ha mangiato!), una barchettina sparita (ha navigato!) e un’ombra che una signora ha visto passare lì vicino, in campagna, son sicura, ho chiamato anche Paolo, ma non l’ho mica visto in faccia perché era troppo lontano… Robe da chiodi, ma un tg nazionale delle 13, lasciamo perdere quale, ci inzuppa telecamera e microfono. Ormai ai bordi della zona rossa ci sono più giornalisti che poliziotti.
Segugi postmoderni — Meglio i cani. Segugi, si chiamavano una volta. Cani da fiuto, o da pista. Adesso si chiamano molecolari. Hanno quattro miliardi di sensori olfattivi, roba da far arrossire i gatti che ne hanno solo 200 milioni. Per questo non hanno sguinzagliato i gatti. Ma c’è un problema. I quattro miliardi di sensori soffrono l’interferenza dell’acqua delle morte gore e dei canali, insomma non ci sono più i fiuti di una volta. I cani interferiti hanno fatto quello che hanno potuto: scoperto covi di passaggio già abbandonati dall’uomo Rambo dei boschi.
Rambo, poveri media — Dunque la Primula Rossa (e daje col rosso) è un delinquente cacciaballe di 40 anni originario della Voivodina, che ha nome e nazionalità serba corretti sul profilo Facebook con selfie in giacca e cravatta, 159 amici tra cui mamma e sorelle e post sui Puffi e le auto giapponesi, e anche uno di un gioco col killer, mentre nella vita ha fatto credere di essere ex testa di cuoio siberiana superaddestrata. Un delinquente senza arte né parte (rapina e stupro in Serbia), in Italia, grazie alle balle e soprattutto a certi operatori massmediatici (sempre di balle trattasi) diventa Rambo: uomo dei boschi (ma allora perché non Zagor? ha rapinato anche a mano armata di scure), capace di ricucirsi da solo le ferite (lo dice il carabiniere che lo arrestò tanti anni fa), di saper bere acqua piovana o di potabilizzarla e nutrirsi di erbe selvatiche quali cicoria, piantaggine e germogli di vitalba (lo dice un esperto di sopravvivenza, non specifica se senza glutine. Ma allora com’è che ha mangiato carote e zucchine?), di parlare sette lingue, di nascondersi di giorno, di muoversi di notte, di fare 12mila addominali ogni mattina (lo dice un ex compagno di cella), di conoscere palmo a palmo la zona rossa dove senz’altro è ancora (lo dicono quelli che suppongono in base a elementi oggettivi), di stare da solo (lupo solitario), di tirare con l’arco (ninja).
Tana di volpe —Sopravvivenza per sopravvivenza, si è detto che Igor il latitante russo, ovvero Ezechiele Rambo Serbo, potrebbe nascondersi sottoterra, occupando come un abusivo delle Aler una qualche tana di animali selvatici. Di volpe, ecco, di volpe, è l’ipotesi più accreditata. La volpe più grossa è la volpe rossa, arriva a 70-80 centimetri di lunghezza e a 8-10 chili di peso. Igor è un fustacchione, non però alto, metti 1,75 per 80-90 chili. Nascondilo tu nel seggiolino per auto della Chicco.
Ma chi l’ha visto? — Ma come chi? Il sensitivo l’ha visto. Non un sensitivo qualunque, ma uno col Gps. Coordinate precise di dov’è Rambo, fra il bosco del Traversante e il torrente Idice. E perché non fare una seduta spiritica, come quella cui partecipò anche Romano Prodi durante il rapimento Moro? Venne fuori la parola Gradoli, e gli agenti batterono palmo a palmo il paesetto con questo nome, trascurando la via Gradoli che era invece un vero covo brigatista. Comunque le coordinate Gps del nostro sensitivo — fonte certa del Resto del Carlino assicura — sono nelle mani dei carabinieri. Sappiano che il sensitivo ha “visto” Rambo spostarsi da punto G inteso come Gps non più di 40 metri. Vedranno loro.
Ho piena fiducia — Una canzone del grande Gaber (“C’è un’aria”) auspicava un giorno almeno senza una notizia. Lui che aveva le palle per essere anarchico dentro e dirlo in faccia. Beh, condivido. Se io fossi i Mille, sarei disturbato da questo rumore mediatico che depista il buon senso come l’acquitrino depista il segugio molecolare. Metterei fuori il cartello: lasciateci lavorare. E spererei che veri e concreti elementi di indagine e di ricerca del serbo finto russo ci siano, restino riservati in mano alle forze dell’ordine impegnate e non siano mescolati al caravanserraglio di tante sparate mediatiche. Potrei dire (mi sembra di averla già sentita): Ho piena fiducia nelle forze dell’ordine.
Due vecchietti e un prete — Due contadini settantenni e un cappellano del carcere scompigliano le carte (mediatiche) e aiutano a riportare le cose in una dimensione più realistica. Dal cappellano, Ezechiele Rambo ha ricevuto catechismo, battesimo cresima e prima comunione, ed ora l’appello a costituirsi per evitare ulteriori tragedie. Dai due contadini ha ricevuto quattro legnate, a suo tempo, che lo misero in fuga. Metti che abbia un cuore e un tallone d’Achille… Io del Corpo dei Mille farei un Corpo dei Milletre, arruolando il cappellano (ce l’aveva anche Garibaldi, anticattolico e antipapa ma ce l’aveva) e richiamando i due zappatori in servizio permanente effettivo, con il grado, minimo, di sergente maggiore.
E chissà che nell’uovo di Pasqua non si trovi la sorpresa che ci auguriamo.