Intervenuto nell’orazione finale della Via Crucis del Venerdì Santo, Papa Francesco si è rivolto a Cristo con occhi pieni di vergogna e il cuore ricolmo di speranza. Vergogna «per il sangue innocente versato ogni giorno da innocenti per il colore della pelle o per la fede in Te», per il silenzio in cui si resta davanti alle ingiustizie e per gli scandali di vescovi e sacerdoti che feriscono la Chiesa. Per il pontefice, però, il nostro cuore è nostalgico «perché non ci tratti secondo i nostri meriti ma per la tua misericordia». Gli uomini, però, devono sperare perché sono incisi nel cuore del Signore. «La croce trasformi i nostri cuori induriti in cuori di carne capaci di amare», ha aggiunto Papa Francesco, secondo cui bisogna continuare a sperare anche che il bene vinca nonostante la sua apparente sconfitta. A Cristo ha chiesto di spezzare le catene dell’egoismo e della mondanità, ad insegnare a non vergognarci della sua croce, «a non strumentalizzarla ma ad adorarla». (agg. di Silvana Palazzo)



Papa Francesco in occasione del Venerdì Santo presiede il rito della Via Crucis, trasmesso in diretta e streaming video in mondovisione. Al suo arrivo al Colosseo il pontefice è stato accolto anche dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, con cui si è intrattenuto per un breve scambio di cordiali battute. È arrivato con qualche minuto di anticipo sulla tabella di marcia Papa Francesco. La sera è stata illuminata poi da migliaia di fiammelle per uno dei momenti più suggestivi della liturgia pasquale. Prima di uscire dal Vaticano aveva twittato un pensiero per incoraggiare le persone che attraverso che attraversano momenti difficili: «O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte, e che l’amore eterno di Dio vince sempre». Nella prima stazione la croce è stata portata da Agostino Vallini, il cardinale vicario di Roma, che avrà questo compito anche in occasione della quattordicesima. (agg. di Silvana Palazzo)



Una grande folla sta assistendo al tradizionale rito del Venerdì Santo, la Via Crucis. Le meditazioni di quest’anno sono state firmate dalla biblista francese Anne-Marie Pelletier, la prima donna a farlo per quanto riguarda il pontificato di Francesco, la quarta in assoluto. Le stazioni descrivono i momenti della Passione dove si riconosce la cattiveria del mondo che disorienta la nostra realtà. Nel solenne scenario del Colosseo a portare la croce, oltre al cardinale vicario Agostino Vallini, anche una famiglia romana, alcuni disabili dell’Unitalsi, laici e religiosi di vari Paesi, tra cui due che vengono dalla Cina. Imponenti le misure di sicurezza: ne sono state allestite due in particolare. Due aree concentriche chiuse ad ogni tipo di mezzo con varchi di accesso e controlli attraverso metal detector: così è stato organizzato l’Anfiteatro Flavio in occasione della Via Crucis. (agg. di Silvana Palazzo)



Il mondo guarda alla Guerra, ma così tanto in questi giorni dove si celebra la Pasqua del Signore: nella via Crucis di questa sera e in tutte quelle che sono in corso nel mondo oggi, una preghiera fondamentale andrà anche per la Pace, così necessaria e così stringente in tempi del genere. A Roma al Colosseo dalle ore 21, questa mattina in Terra Santa con la consueta processione nei luoghi dove 2000 anni fa Gesù patì in Croce per liberare e salvare l’uomo: anche oggi c’è bisogno della medesima liberazione e per questo il ricordo di oggi è doppio se non triplo in tutte le diocesi del mondo. «Il percorso sulla Via Dolorosa termina alla Basilica del Santo Sepolcro che custodisce anche il luogo del Golgota. E’ qui, accanto alla roccia sulla quale fu infissa la Croce di Cristo, che stamattina è stata celebrata dai francescani una toccante Liturgia della Passione», riporta Radio Vaticana questo pomeriggio. In un toccante messaggio quest’oggi un altro membro della Chiesa impegnato nel dialogo di pace tra tutte le realtà mondiali in conflitto – monsignor Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia – ha voluto ricordare come la Passione di Cristo sia d’esempio per tutti: «Durante la liturgia della Parola pregheremo per i governanti perché cerchino il bene comune nella vera libertà e nella vera pace. Sarà un’invocazione quanto mai attuale. Con un appello: non si crocifiggano altre persone sulla croce della guerra e degli interessi. Noi non possiamo che continuare a invocare il dono della pace nel mondo».

Questo pomeriggio nei luoghi del terremoto in centro Italia ad Amatrice si è tenuta la Via Crucis per celebrare la Passione di Cristo nel Venerdì Santo attraverso i luoghi più colpiti e significativi del sisma terribile che ha colpito quelle terre negli ultimi sei mesi. Il Vescovo di Rieti, Mons. Domenico Pompili percorrerà con gli abitanti dell’area un tratto delle vie centrali della zona rossa, ormai liberate dalle macerie. Le 14 stazioni canoniche sono infatti i punti più rappresentativi e dolorosi del terremoto di Amatrice dello scorso 24 agosto e di fine ottobre con i fedeli che portano in questo modo vivere una doppia Passione con la Croce che diviene pesante anche a livello personale. «La tragedia del terremoto è un grande bivio per tutti. Può rendere cattivi, insoddisfatti, amari, pessimisti. Oppure può essere motivo per acquisire, saggezza, pazienza, umiltà; può rendere più forti e audaci. Il terremoto ha messo sottosopra ogni cosa: da tragedia può diventare una opportunità», sono le parole con cui il Vescovo di Rieti ha accolto tutto la comunità rietina ai piedi della Croce. E concludendo il gesto del Venerdì Santo, «per la fede, sappiamo che anche per noi Dio ha in serbo una sorpresa. Dalla morte rinasce la vita per i nostri cari e anche per noi, perché Dio fa nuove tutte le cose».

Un venerdì santo, una via crucis ma anche una Pasqua completamente uniti: in questo 2017, per via di calendario, le Chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la Pasqua del Signore insieme ma è ovviamente molto, molto di più il significato di questa unione. Secondo il Patriarca Bartolomeo I, l’unità delle Chiese non è un fattore da mettere in secondo piano: «La celebrazione della stessa fede cristiana nella vittoria di Gesù Cristo sulla morte. Che messaggio i cristiani uniti di tutte le Chiese possono dare insieme a Pasqua in un mondo che oggi si trova ad affrontare ombre di dolore, divisione e morte?», racconta il Patriarca in una intervista esclusiva ad AgenSir. Un senso di vittoria sulla guerra, sulla morte, sulle fatiche che questa mondo ancora oggi produce per i più deboli, gli ultimi delle società; «Poiché la Risurrezione non è soltanto un simbolo di potere e di vittoria; è in primo luogo un segno dell’amore e della compassione di Dio», racconta ancora BartolomeoI. Che poi conclude, «È per amore del mondo che Dio si è fatto uomo, si è incarnato, è morto per i nostri peccati, ed è risuscitato dai morti».

Ci sarà un momento della Via Crucis di questa sera nel venerdì Santo con Papa Francesco al Colosseo che sarà molto particolare e scelto dalla biblista donna francese, Anne Marie Pelletier, a cui è stata affidata la conduzione e le meditazioni dell’intero percorso di Passione in memoria di Cristo. Un momento particolare che la stessa autrice ha deciso di raccontare a Radio Vaticana spiegando la sua importanza: “protagonisti” saranno anche Pietro e il suo rinnegamento e soprattutto Ponzio Pilato e la sua “paura” nel voler affermare la verità (ovvero che Gesù era innocente e non aveva fatto male a nessuno). La biblista lo spiega così ai colleghi vaticani, «ho deciso di inserire il rinnegamento di Pietro e la scena in cui Pilato, consultato dalle autorità ebraiche, dichiara anche lui che Cristo doveva essere crocifisso», spiega la Pelletier. «Per me era molto importante voler ricordare, in questa circostanza, ebrei e pagani uniti nella complicità della condanna a morte di Gesù»: in questo senso l’autrice vuole far capire come sia in parte falso quanto attribuito per secoli al popolo ebraico di essere l’unico responsabile della morte di Cristo (origine tra l’altro di persecuzioni e discriminazioni fino addirittura al periodo nazista). «Sappiamo che nel corso dei secoli i cristiani sono stati tentati di attribuire la responsabilità della morte di Cristo solo al popolo ebraico». Secondo l’autrice delle meditazioni di questa Via CrucisI i testi storici, così come sono scritti, «ci aiutano a capire che, in realtà, ci si trova dinanzi a un enorme dramma spirituale, nel quale ebrei e pagani sono uniti nello stesso rifiuto di Cristo, nella stessa violenza che porta alla sua condanna a morte».

Nella giornata di oggi, secondo giorno del Triduo Pasquale, si osserva il dolore e il silenzio per la morte di Gesù dopo la terribile Passione in Croce e la sepoltura nel Santo Sepolcro di Gerusalemme. Duemila anni dopo la morte e la passione del Figlio di Dio la Chiesa Cattolica ricorda il gesto perché ancora necessario e assolutamente attinente alle sfide dell’oggi: un dolore, una sofferenza per un amore che se ne va, per un amore si distacca e muore nella maniera più orribile. Un’attesa lunga per la liberazione da questa morte, per la sconfitta di quella morte che rende l’uomo uguale a tutti gli altri ma anche solo e afflitto per un Destino lontano; eppure il giorno prima della Pasqua si rivela come il giorno riempito di attesa per la sconvolgente liberazione che un solo giorno dopo lascia il Sepolcro scoperchiato e la vittoria sul male completata. In attesa dell’annuncio della Resurezione, oggi la Chiesa Cattolica celebra il cammino lungo di Cristo verso la morte in croce, con la Via Crucis celebrata in tutte le diocesi e chiese del mondo: in particolare, Papa Francesco questa sera alle ore 21,15 dal Colosseo presiederà le 14 stazioni del cammino verso il Golgota che il Cristo compì nello scherno, nell’insulto e nelle torture perpetrate dalla gente e dai romani che lo volevano deridere come il finto Re dei Giudei. 

Sarà una Via Crucis non tradizionale quella di oggi a Roma visto che papa Francesco ha deciso di affidare i testi delle meditazioni alla biblista francese Anne-Marie Pelletier, laica, madre e nonna, docente di Sacra Scrittura allo Studio della facoltà “Notre Dame” del Seminario parigino e impegnata nella diffusione dell’esortazione apostolica Amoris laetitia. Un Venerdì Santo dedicato al ruolo e alla figura della donna nel Vangelo di Dio e in generale di tutti gli umili i maltrattati e i sofferenti che piangono assieme al Cristo per la morte in “croce” delle proprie esistenze quotidiane. «Il pianto delle donne che non manca mai in questo mondo insieme con quello dei bambini terrorizzati, dei feriti nei campi di battaglia che invocano una madre», un pianto solitario dei malati e dei morenti «sulla soglia dell’ignoto di smarrimento, che scorre sulla faccia di questo mondo che è stato creato, nel primo giorno, per lacrime di gioia, nella comune esultanza dell’uomo e della donna», scrive nelle meditazioni la donna scelta da Papa Francesco per “guidare” la Via Crucis a Roma. Nell’introduzione fornita da Radio Vaticana, l’attenzione al femminile è importante ed emerge in alcune stazioni d’imposta mariana e con alcune citazioni di importanti donne della fede cristiana ungo la storia. «Nell’undicesima (“Gesù e sua madre”) si sottolinea la grandezza della Madonna: In piedi, lei non diserta. Stabat Mater. Nel buio, ma con certezza, sa che Dio mantiene le promesse. Nel buio, ma con certezza, sa che Gesù è la promessa e il suo compimento». “Femminile” anche la settima Stazione, chiamata “Gesù e le figlie di Gerusalemme”, dove la laica descrive «il pianto che Gesù affida alle figlie di Gerusalemme come un’opera di compassione. Quindi il richiamo alle lacrime di sangue di cui parla Caterina da Siena».