Benedetto XVI domani compirà 90 anni, ma ha ancora tanto da dare: lo dimostra il fatto, per nulla casuale, che sia “papa emerito”. Joseph Ratzinger non è, infatti tornato allo stato di vescovo, ma ha mantenuto il titolo, le insegne e l’abito papale. Una decisione storica e clamorosa, ma che nasconde molto di più di quanto mostri l’apparenza. Ne è certo Antonio Socci, secondo cui dentro il papa emerito potrebbe essere risuonata una voce forte, se pochi giorni dopo il suo annuncio di ritirarsi in eremitaggio di preghiera è andato in senso opposto. Ha lasciato il Soglio pontificio, ma non il ministero. Non si è ritirato in un monastero isolato, ma risiede in Vaticano: ha fatto solo un passo di lato, non indietro. Un caso unico nella storia della Chiesa, che Benedetto XVI spiegò nel discorso del 27 febbraio 2013, l’ultimo: «Il “sempre” e` anche un “per sempre”, non c’e` piu` un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo». 



All’epoca nessuno approfondì il mistero, ma a tre anni di distanza è stato monsignor Georg Ga¨nswein a spiegare il «ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto». Al Conclave del 2005, come scrive Antonio Socci sulle colonne di Libero, si consumò una lotta tra il “Partito del sale della terra”, che aveva in Ratzinger il suo candidato, e il “Gruppo di San Gallo” (dei cardinali Danneels, Martini, Silvestrini e Murphy O’Connor), più modernista e orientato all’elezione di Bergoglio. Nel 2005 prevalsero i cattolici, ma dopo otto anni di guerra si è consumata l’uscita di scena di Benedetto XVI con un gesto che «ha profondamente e durevolmente trasformato il ministero papale nel suo pontificato d’eccezione». Ratzinger non ha rinunciato al munus petrino, ma solo al suo esercizio.  E così è stata introdotta nella Chiesa cattolica l’istituzione del “Papa emerito”. Sia chiaro: non ci sono due papi, ma ce n’è uno attivo e un altro “contemplativo”.  Coerentemente, dunque, Benedetto XVI ha lasciato a Dio il compito di scrivere il finale della sua storia. «Che potrebbe essere davvero molto sorprendente», conclude Antonio Socci.

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