“Il movente del delitto, più che passionale potrebbe essere economico”: così scriveva Roberta Bruzzone sul caso di Daniela Roveri, tramite le pagine del settimanale Giallo, pochi giorni prima della clamorosa svolta. Una pista, quella economica, che potrebbe ora trovare d’accordo anche gli inquirenti i quali, dopo aver trovato una traccia di Dna sul volto e su un dito della vittima 48enne, hanno iniziato a covare dei dubbi anche sui movimenti relativi ai conti correnti della manager d’azienda uccisa e sul giro di contanti che la stessa aveva prelevato negli ultimi due anni. Un prestito corposo, o forse un ricatto al quale Daniela Roveri aveva deciso di ribellarsi pagando così con la sua stessa vita. E’ questo il sospetto di chi indaga, a quasi quattro mesi dal delitto di Colognola che al momento resta senza un responsabile, ma che potrebbe presto vedere una clamorosa svolta. Intanto, la stessa Bruzzone ha avanzato il suo identikit del presto killer di Daniela Roveri e sempre tramite le pagine del settimanale specializzato in cronaca nera ha commentato: “Chi ha ucciso Daniela, a mio avviso, la conosceva bene”. Una ipotesi supportata anche dalle modalità in cui si è consumato l’omicidio: “L’assassino ha atteso proprio quel momento per colpirla approfittando della circostanza che mai Daniela si sarebbe aspettata tale gesto da parte del suo aggressore”, ha chiosato l’esperta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Sono stati necessari quasi quattro lunghi mesi per giungere ad una prima importante svolta nel giallo di Daniela Roveri, manager d’azienda 48enne sgozzata nell’androne del suo palazzo lo scorso 20 dicembre. Con la sua uccisione macabra ed efferatissima, si è chiuso un anno terribile per la provincia di Bergamo, dopo il precedente delitto di Gianna Del Gaudio e che inizialmente aveva visto molto in comune con quello della donna di Colognola. Eppure, il confronto delle ferite inferte sui due cadaveri era bastato a smentire che dietro i due omicidi potesse esserci la medesima mano. Nel caso di Daniela Roveri, la vera novità attesa per mesi è giunta nei giorni scorsi e riguarda una traccia di Dna, ritenuta importantissima, estratta dal corpo della stessa vittima. E’ stata proprio la 48enne, dunque, a fornire tramite il suo cadavere, un appiglio agli inquirenti che per settimane hanno ascoltato persone a lei vicine e scrutato ogni piccolo angolo della vita privata e professionale della manager, alla ricerca di un dettaglio, anche solo un appiglio capace di fare chiarezza sul movente e sul responsabile del delitto. Un profilo genetico maschile (Dna parziale nel quale è stato individuato il cromosoma Y, relativo alla linea paterna) è stato rinvenuto su una guancia e su un dito di Daniela ed ora lo stesso potrebbe portare dritto al suo assassino. Stando a quanto riportato dal portale UrbanPost, invece, non sarebbe stato possibile estrapolare profili genetici dal materiale raccolto sotto le unghie della donna uccisa. Questo porterebbe ad escludere la tesi secondo la quale la vittima avrebbe provato ad opporsi al suo killer, nonostante la ferita ad una mano che sembrerebbe invece dire il contrario.
Mentre si attendono i primi importanti riscontri sulle comparazioni in corso tra il Dna ritrovato sul corpo di Daniela Roveri e i tanti finora raccolti nei lunghi mesi di indagini, l’attenzione si sposta sul possibile movente di un delitto che fino a pochi giorni fa appariva drammaticamente “perfetto”. A fornire elementi utili ai fini investigativi, come riporta FanPage.it, sarebbero stati i movimenti sul conto corrente della vittima e che avrebbero portato a non pochi sospetti. Si tratta di movimenti relativi al periodo precedente al suo omicidio. Il primo dettaglio emerso dalle indagini avrebbe a che fare con l’alto tenore di vita che Daniela Roveri conduceva, grazie anche all’elevato stipendio in qualità di manager d’azienda e pari a 3500 euro netti mensili oltre alla tendenza a risparmiare. Sarebbe inoltre emerso che dal 2012 in poi avrebbe speso circa 5000 euro al mese, soldi che Daniela avrebbe utilizzato per l’acquisto di abiti, accessori e vacanze costose con la madre e le amiche. A destare l’interesse degli inquirenti sarebbe stato proprio questo secondo aspetto. Tutte le spese, infatti, venivano eseguite con carte elettroniche in possesso di Daniela. Dall’analisi del suo conto corrente, tuttavia, sarebbe emerso che negli ultimi die anni la donna avrebbe prelevato molti contanti, circa 20mila, ovvero 800 euro al mese in media. A cosa le serviva tutto questo denaro? E’ l’interrogativo principale degli investigatori. Una delle ipotesi al vaglio ha a che fare con un cospicuo prestito che Daniela Roveri avrebbe potuto fare a qualcuno, forse sotto costrizione. Il fatto che possa essersi ribellata, dopo vari anni, a questa condizione, potrebbe rappresentare un inquietante movente da non sottovalutare.