San Marone è considerato il primo martire originario del Piceno e la sua vita trascorse durante il dominio dell’imperatore Domiziano della dinastia dei Flavi. La cugina dell’imperatore, Domitilla, anche lei appartenente alla famiglia dei Flavi, era l’unica cristiana della famiglia e per questo non era vista di buon occhio. La ragazza, orfana sia di madre che di padre, fu allevata da Flavio Clemente, zio dell’imperatore, che la promise come sposa sin da giovane età ad Aureliano. San Marone frequentava i cristiani presenti nella famiglia dei Flavi e, saputa la notizia del matrimonio combinato, invitò e convinse Domitilla a rifiutarsi di sposare Aureliano. Il promesso sposo si adirò talmente tanto da chiedere che Domitilla fosse punita come cristiana, ma l’imperatore Domiziano non poté acconsentire che una sua parente fosse condannata a morte; Domiziano decise dunque di esiliare la donna sull’isola di Ponza assieme a san Marone e agli amici cristiani, Vittorino ed Eutiche, nella speranza che cambiasse idea. A Roma nel frattempo le cose precipitarono: Domiziano mutò il suo potere in dittatura e fu ucciso per mano degli stessi senatori. Il suo successore Nerva fu, a differenza del predecessore, assai più comprensivo nei confronti dei cristiani e concesse a coloro che erano stati esiliati per motivo della propria fede, di tornare in patria. San Marone tornò a Roma, ma la furia di Aureliano che nel tempo acquistò sempre più potere, si scatenò sull’uomo considerato responsabile del rifiuto di Domitilla a sposarlo: san Marone fu quindi condannato ai lavori forzati nelle vicinanze della via Salaria. Durante questa schiavitù san Marone non smise mai di pregare, portando alla conversione alla fede cristiana molti pagani e operando molti miracoli: si racconta che proprio sulla via Salaria egli guarì un procuratore romano affetto da idropisia. La leggenda narra addirittura che san Marone abbia liberato una principessa prigioniera di un drago. L’opera pia di san Marone non fu gradita dai pagani che protestarono a lungo e tentarono di linciarlo ma per miracolo divino riuscì a mettersi in salvo; Aureliano pertanto condannò san Marone alla decapitazione. Il santo fu costretto prima di morire a trascinare una grossa pietra legata al collo prima di cadere stremato e trovare la morte nel modo decretato da Aureliano il 15 aprile dell’anno 100. Il luogo del martirio di san Marone è Civitanova Marche, dove poi fu costruita una chiesa in onore del santo.
San Marone è patrono di Monteleone di Fermo ma soprattutto di Civitanova Marche. Civitanova Marche è una cittadina marchigiana affacciata sul Mare Adriatico, cintata da antiche mura con ben quattro porte di accesso. La parte più antica della città è Civitanova Alta ed è adagiata su una collina, mentre le altre zone fulcro della vita cittadina sono il lungomare e il corso affacciato sul mare e ricco di locali, ristoranti e bar. I monumenti storici più importanti della città sono il “Teatro Annibal Caro” risalente all’800, la Chiesa di S.Agostino risalente al XIII secolo, e ovviamente la Chiesa di San Marone, sita nell’omonimo quartiere ed eretta in stile architettonico romanico proprio sul luogo del martirio del santo. Assai interessanti si rivelano anche edifici quali la bella “Villa Conti”, risalente al 1910 in piacevole stile liberty, e la “Villa Eugenia” edificata nel ‘700 da Napoleone I.
Il 15 aprile sono festeggiati anche i santi Martire Mercedari Redentori d’Africa, san Crescente di Mira, san Abbondio, san Damiano de Veuster, le sante Anastasia e Basilissa, i santi Teodoro e Pausilopo, san Paterno di Avranches, san Ortario, il Sabato Santo, beato Lorenzino Sossio e il beato Cesare de Bus.