Azouz Marzouk, che nella strage di Erba ha persona la moglie, il figlio e la suocera, da oltre dieci anni non si dà pace. L’uomo, che dopo la tragedia fece ritorno nel suo paese d’origine, in Tunisia, ha sempre manifestato non pochi dubbi sulla colpevolezza di Rosa e Olindo all’ergastolo in quanto definiti i soli responsabili della strage. Al quotidiano Libero l’uomo ha consegnato il suo diario nel quale ripercorre tutte le tappe salienti della vicenda, a partire da quell’11 dicembre 2006, giorno della strage di Erba. Nei suoi scritti Azouz si sofferma su una serie di elementi che ancora oggi continuano a rappresentare i grandi dubbi attorno al giallo. Tra questi anche la Fiat Panda di Pietro Castagna, fratello di Raffaella, utilizzata la sera della strage ma mai analizzata. Proprio su Pietro ricaddero i sospetti del tunisino Chemcoum che riconobbe l’uomo in piazza Mercato, davanti alla palazzina dove si consumò la strage, nei medesimi istanti in cui la casa della sorella bruciava. Il tunisino incontrò nuovamente Pietro Castagna nella stazione dei Carabinieri, senza sapere che si trattasse del fratello di una delle vittime. Pietro, tuttavia, sentito in un primo momento asserì che quella sera di trovava a casa, nonostante la smentita del padre che invece rivelò il suo ritorno solo verso le 22. Ad un passo dal processo, entrambi ritrattarono tutto. I dubbi di Azouz sui fratelli di Raffaella Castagna sono sempre stati resi noti: il dubbi dell’uomo è che la strage sia stata compiuta per motivi legati all’eredità. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Resta indimenticabile la terribile strage di Erba che si consumò l’11 dicembre 2006 e nella quale morirono quattro persone: Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il terribile fatto di cronaca, a distanza di oltre dieci anni e quando tutto ormai sembrava essere stato già abbondantemente scritto è tornato nuovamente al centro dell’attenzione, in occasione di un clamoroso colpo di scena. Come sappiamo, condannati all’ergastolo in via definitiva in quanto ritenuti i soli responsabili della strage furono Rosa Bazzi e Olindo Romano, marito e moglie nonché vicini di casa della famiglia Castagna. Lui netturbino, lei donna delle pulizie, legati da un rapporto morboso, all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 47 e 48 anni. Oggi vivono separati in quanto reclusi in due penitenziari diversi e, dopo aver subito tre condanne e dopo una iniziale confessione, ora entrambi si professano innocenti e sperando nella revisione del processo e nel loro ritorno in libertà. Nei giorni scorsi, come sappiamo, la Cassazione si è espressa sul controverso caso disponendo che un nuovo giudice possa decidere se esaminare o meno sette nuovi reperti mai analizzati ed attualmente in mano alla difesa dei coniugi Rosa e Olindo, trovati sulla scena del crimine della strage di Erba. Un primo importante passo che potrebbe realmente anticipare la revisione del processo e ribaltare totalmente quanto avvenuto oltre un decennio fa. Gli avvocati Luisa Bordeaux e Fabio Schembri, difensori dei coniugi Romano, nel tentativo di dimostrare la loro innocenza, qualche anno fa chiesero che venissero esaminati i reperti in loro possesso con le più moderne tecnologie. Proprio alla tecnologia, dunque, ora si affidano per scagionare i due condannati all’ergastolo.
Sette reperti: è questo l’asso nella manica della difesa di Rosa e Olindo che spera di dimostrare l’estraneità dei due coniugi rispetto alla strage di Erba. A decidere se esaminare o meno questi elementi definiti importantissimi saranno i giudici di Brescia, ai quali è legato il destino della coppia e la loro speranza. Dopo la decisione clamorosa della Cassazione, non sono mancati i commenti non solo da parte dell’opinione pubblica ma anche di coloro che nella strage persero le persone a loro care. Nella mattanza che, secondo i giudici, fu messa in atto da Rosa e Olindo per futili motivi di vicinato, Carlo Castagna ha perso quasi tutta la sua famiglia: la moglie, la figlia e il nipotino. In seguito alla notizia dei giorni scorsi e che ha riacceso i riflettori sulla strage di Erba, l’uomo ha commentato sulle pagine del settimanale Giallo: “Io ho perdonato Rosa e Olindo, ma la verità dei fatti non cambia: sono due assassini che hanno strappato la vita a quattro persone. Basta, tutto il resto non mi interessa, è solo fango”. Parole durissime ma comprensibili dopo l’immenso dolore mai cancellato per la perdita dei propri cari. Differente, invece, il commento di Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef. L’uomo, che ora vive in Tunisia con la sua nuova famiglia, dopo la decisione della Cassazione sembra quasi aver tirato un sospiro di sollievo: “Finalmente, io voglio la verità: è stato comodo indagare solo su Rosa e Olindo”, ha commentato. Come ricorda il settimanale specializzato in cronaca nera, Azouz da tempo insinua che dietro la strage di Erba possano esserci i fratelli di Raffaella Castagna, che avrebbero compiuto la mattanza per l’eredità. Un’accusa oltremodo infamante che si aggiunge al dolore per la perdita dei propri cari e che non ha mai trovato riscontri dalle indagini eseguite. Ai tempi, infatti, gli alibi di tutti i componenti della famiglia Castagna furono tutti vagliati ed esclusero qualsiasi loro coinvolgimento nella strage.