Benedetto XVI festeggia 90 anni nel giorno della Pasqua e lo fa con un gruppo di amici bavaresi, oltre al fratello don Georg e al fedelissimo segretario, monsignor Georg Gaenswein. Ma come sa il Papa emerito? Le ultime notizie sulle sue condizioni arrivano da padre Federico Lombardi: «La mente è ancora perfettamente lucida, mentre il fisico si sta indebolendo. Cammina con l’aiuto del deambulatore ma non ha malattie particolari», ha dichiarato al Giornale. Il portavoce di Joseph Ratzinger ha spiegato che dedica gran parte del suo tempo alla preghiera, alla messa e alle letture teologiche. Ridotti, invece, gli incontri privati, che non sono neppure lunghi per evitare che si stanchi. Spazio, invece, alla corrispondenza, mentre la sera sente telefonicamente il fratello. Suona sempre di meno il pianoforte, ma segue tv e giornali per informarsi. Padre Lombardi assicura che il Papa emerito non si è mai pentito delle dimissioni: «Il tempo ne ha confermato la validità e l’opportunità. Del resto se vediamo adesso la vecchiaia che lo colpisce, ci rendiamo conto che la situazione non consentiva il prolungamento della missione». E smentisce che il processo Vatileaks abbia contribuito alla scelta di lasciare il ministero. Inoltre, ribadisce che non ci sono due Papi: «C’è un Papa che fa il Papa e c’è un Papa emerito che è stato Papa. Il rapporto tra i due è assolutamente sereno. È evidente e chiaro che la presenza di Benedetto XVI non ha alcuna interferenza nel governo di Papa Francesco. Ma è una presenza spirituale affettuosa e amica». (Aggiornamento di Silvana Palazzo)



Una piccola festa nel suo ritiro da quanto è Papa Emerito, uno strudel magari e un sonata di pianoforte: il compleanno di Papa Benedetto XVI arriva quest’anno nel giorno di Pasqua, 90 anni di vita intensa e umile al servizio del suo incontro continuo con la figura del Cristo. Gli auguri a Joseph Ratzinger sono arrivati di persona due giorni fa da Papa Francesco, in pieno Triduo Pasquale, non dimenticando il suo “fratello maggiore” e predecessore nella guida della Chiesa Cattolica. Per i tanti detrattori che lungo il suo Pontificato hanno tentato di definirlo come il rigido e irreprensibile “pastore tedesco”, i 90 anni di questo lucidissimo teologo dal cuore mite rappresenta molto di più di quanto si è voluto raccontare in questi anni, spesso per scontri ideologici che hanno voluto rappresentare il rigido pastore della Chiesa senza “cuore” e attento ai calcoli politici.



Nulla di più sbagliato per chi invece rappresenta una delle voci più autorevoli e meravigliose nell’analisi teologica sui nostri tempi, nella volontà umile ed educata di rimanere “al suo posto” da Papa Emerito e nella sua dimensione di grande anticipatore del futuro. «L’uomo, tutti noi, amiamo circondarci di oggetti preziosi della storia, ma tutto questo conferma soltanto che quei tempi sono passati e che il regno di oggi è proprio il domani. Il mondo che l’uomo stesso costruisce», scrive nel suo ultimo libro “Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio”. Un’analisi del progresso, del futuro che rischia invece di aprire gli scenari sulla dimensione umana, di chiuderli e soffocarli senza alcuno scampo.



Il potere e il progresso, la tecnica fine a se stessa, “promette” all’uomo una esistenza senza limiti e con i desideri “pronti all’uso”, ma per Ratzinger qui dietro si cela l’inghippo: «il potere di agire su se stessi sta su un piano del tutto diverso rispetto a quello dell’esecuzione tecnica». Enorme tecnica ma la guerra, la fame, la povertà sono ancora all’ordine del giorno per troppe persone: «una lontananza di dimensione reale con il divino, con quell’Altro da sé che viene dimenticato facendoci perdere prima di tutto la dimensione di noi stessi».

L’uomo ha perso l’uomo secondo Benedetto XVI e la sua lucida visione sul problema e la sofferenza umana resta uno dei lasciti educativi che si possa mai sperare non solo dalla Chiesa ma dall’intera società e cultura; «la tecnica diventa speranza solo se si lascia orientare dal concetto che l’essere umano è fatto a immagine e somiglianza di Dio, perché proprio qui sta il nucleo della sua essenza», scrive ancora nel suo ultimo libro. Un uomo che per crescere ha bisogno dell’altro, non ha bisogno di autonomia ma di una maggiore compagnia: è paradossale ma è quanto la Chiesa ha ancora da offrire oggi al mondo.

Novanta anni di storia del Novecento e degli anni Duemila, un compleanno che cade il giorno di Pasqua e che rappresenta per il Papa Emerito Benedetto XVI una giornata davvero importante. Ha rivoluzionato il modo di leggere la teoria scritta e i testi sacri, senza banalizzare o dimenticarli ma rendendoli attuali nel rapporto stretto con la modernità: «la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo», scriveva nei suoi tre volumi su Gesù di Nazareth. Papa Ratzinger dopo il ritiro a Castelgandolfo non ha smesso di illuminare la Chiesa con la sua umile preghiera e con la sua lucida descrizione dei tempi moderni. Come ha riportato il giornalista Brunori, Vaticanista del Tg2, «la cifra di Ratzinger è stata quella di tornare all’essenziale della fede»; un pastore di anime che ha rivoluzionato la Chiesa, ad esempio con le sue inchieste contro i preti pedofili in totale pentimento per colpe non sue ma recate contro piccoli indifesi di tutto il mondo. Rivoluzionario e mite, un paradosso che ben si addice al primo vero Papa Emerito della Chiesa.

Dittatura del relativismo, necessità di un ecologia dell’uomo a tutto tondo, la Verità non negoziabile e in costante relazione d’amicizia tra uomo e Dio; «le domande che ha provocato Ratzinger non sono rimaste senza risposta. I punti nevralgici della cultura contemporanea che ha evidenziato permangono nella loro netta descrizione di crisi che accompagna la nostra personale esistenza di uomini e donne chiamati a vivere questo momento storico di passaggio epocale», scriveva Monsignor Rino Fisichella, nella prefazione del volume “Il Papa del coraggio” di Mimmo Muolo (ed. Ancora) dedicato a Benedetto XVI e pubblicato alla vigilia del suo 90° compleanno.