Proseguono senza sosta le indagini sull’omicidio di Emanuele Morganti, il 20enne picchiato violentemente dal branco all’esterno di una discoteca di Alatri. Non è ancora chiaro il movente del pestaggio che ha portato alla morte del giovane, ma gli inquirenti non tralasciano nulla per fare chiarezza sul delitto. Si stanno concentrando sul telefono di Mario Castagnacci, colui che ha inferto il colpo mortale sulla testa di Emanuele Morganti, perché potrebbe aver parlato di quella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo con qualcuno e potrebbe esserci qualche messaggio, anche su WhatsApp, indicativo. Le informazioni verranno raccolte nei prossimi giorni dai Ris, ma la svolta potrebbe arrivare anche da altri smartphone, quelli che potrebbero aver ripreso l’aggressione. Nel frattempo il cane di Castagnacci è stato ucciso forse con una polpetta con pezzi di vetro al suo interno: si è trattato di una ritorsione? Le forze dell’ordine non si sbilanciano. (Aggiornamento di Silvana Palazzo)
Gli inquirenti che indagano sulla morte di Emanuele Morganti, il giovane 20enne massacrato ad Alatri la notte del 24 marzo scorso e deceduto in seguito al brutale pestaggio, potrebbero aver imboccato la giusta strada. E’ questo il sentore che emerge dagli ambienti investigativi e reso noto dal portale Ciociaria.it, che rivela come nel mirino di chi indaga sarebbe finito ora anche il materiale informatico al fine di verificare la presunta presenza di immagini utili all’inchiesta. L’ipotesi sostenuta dagli inquirenti è che nella memoria del cellulare di una delle persone finite in carcere per il delitto di Emanuele Morganti, possa esserci qualcosa di interessante da sottoporre a necessaria analisi. Quasi certamente, secondo le indiscrezioni, si tratterebbe del dispositivo di Mario Castagnacci, sequestrato al momento della notifica del decreto di fermo. Ora il cellulare sarà sottoposto ad un accertamento tecnico irripetibile previsto per il prossimo 20 aprile, decisione già notificata dalla procura alle varie parti. La speranza che emerge dagli esami in programma è quella di riuscire a trarre qualche dettaglio utile a fare chiarezza sul delitto del 20enne e soprattutto sul movente. Per la famiglia della vittima, infatti, quanto accaduto ad Emanuele Morganti potrebbe avere a che fare con una terribile vendetta. Al fine di confermare o smentire questa pista saranno quindi analizzati sms in uscita ed in entrata sia prima che dopo la rissa mortale e che saranno utili a chiarire se sia stata o meno messa in atto una trappola a scapito del ragazzo.
Non solo il presunto cellulare di Mario Castagnacci ma anche i dispositivi telefonici delle altre persone coinvolte nel caso di Alatri ma non iscritte nel registro degli indagati saranno sottoposti a perizia. E’ quanto emerge dalle ultime indiscrezioni sul delitto di Emanuele Morganti che si basano sulla pista tecnologica, nella speranza che possa fornire elementi utili all’inchiesta. Messaggi e riprese video contenuti nei dispositivi ora al vaglio degli uomini del raggruppamento investigativo scientifico dell’Arma potrebbero portare ad una svolta nel caso. A tal proposito, nei giorni scorsi si era espresso il procuratore De Falco notando come “in un’epoca in cui i giovani riprendono tutto, appare strano, che non esista un filmato di un fatto così grave”. Non si esclude però che le immagini del violento pestaggio possano essere finite nel cellulare di qualcuno attualmente attenzionato dagli inquirenti. Non a caso le Forze dell’ordine e la famiglia Morganti continuano ad appellarsi al senso civico delle persone presenti al momento della rissa e che avrebbero potuto vedere qualcosa, in modo da poter raccontare quello che avvenne realmente all’esterno del locale Miro Music Club di Alatri. Gli interrogatori intanto proseguono con tutte le protezioni del caso, anche dopo le minacce apparse in questi giorni sul social network Facebook.