Orrore nella giornata di Pasqua ancora in Siria, ancora contro civili inermi e ancora contro bambini: attentato terroristico con autobomba scoppiata contro un convoglio di pullman che stava evacuando moltissimi profughi sciiti in fuga dalla città di Aleppo, con un bilancio da far paura. 126 morti, di cui 68 bambini trovati senza vita, dilaniati e martoriati dallo scoppio della potente autobomba: l’ennesimo orrore nella giornata di Pasqua ha scosso il mondo nella Siria attraversata da una infinita scia di sangue che non sembra placarsi. Come sempre è assai difficile stabilire l’origine di questo attentato, se legato a gruppi terroristici pro-Assad o ribelli siriani o ancora la mano del Califfato Islamico o di Al Qaeda: chiunque abbia voluto questo attentato ha voluto uccidere senza pietà civili inermi in fuga da zone di guerra, con il pick-up da cui è esplosa la bomba che era sul posto per distribuire cibo e bevande alle centinaia di persone che sostavano a Rashidin. Continua la fuga da Aleppo di migliaia di persone con l’ostruzione degli attacchi terroristici che provano a minare il processo di stabilizzazione nella zona di maggiore scontri di tutto il Medio Oriente: «il Signore sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. È di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti», ha ricordato ieri Papa Francesco durante la benedizione Urbi et Orbi in Piazza San Pietro a Roma.



68 bambini morti, un’ennesima inutile strage in Siria nella città martoriata di Aleppo. L’attentato che ha colpito e ucciso 126 civili in fuga da Aleppo ha visto un caso non così inusuale nei territori di guerra: le differenze si eliminano e anche chi è lì per documentare il tutto si ritrova davanti a corpi uccisi e feriti gravissimi e spesso viene mosso dalla “pietà” che fa dimenticare il proprio ruolo e fa agire come il più normale degli infermieri. Così è accaduto per il fotografo che viene immortalato nella foto qui di fianco: si chiama Abd Alkader Habak, fotografo che ad Aleppo documentava la fuga dei profughi lontano dalla guerra e invece si è visto esplodere a pochi metri un’autobomba. Lì la scelta umanissima e istintiva: via la macchina fotografica e subito a soccorrere vita, con molti bambini portati via dal luogo dello scoppio, alcuni salvati e purtroppo tanti altri morti nelle sue braccia. L’immagine, che un altro fotografo ha immortalato, di questo uomo in ginocchio mentre piange l’orrore di quanto appena visto ha fatto il giro del mondo. Sul suo profilo Twitter, terminato l’attentato, ha scritto prontamente: «Quello che io e i miei colleghi abbiamo fatto dovrebbe ispirare l’umanità e tutti coloro che hanno contribuito a uccidere i bambini di Khan Sheikhan». Orrore, strage e umanità: come ha ricordato il Papa, la preghiera e questi “sussulti” di umanità solidale sono forse gli ultimi strumenti rimasti per poter far fronte a questa emergenza tanto “umana” quanto mondiale.

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