È stato espulso questa mattina il fruttivendolo egiziano residente a Roma e accusato di essere molto vicino agli ambienti radicalismi islamici: si tratta della 166esima espulsione da gennaio 2015 dal nostro territorio. Un 42enne commerciante ortofrutticolo e pregiudicato per reati contro il patrimonio, da tempo era sotto attenzione da parte della Digos per le presunte vicinanze con gli ambienti radicalisti filo-Isis e filo Jihad che hanno portato le indagini approfondite fino all’espulsione di questi giorni: «Il destinatario del provvedimento, residente a Roma e titolare di regolare permesso di soggiorno dal 2002, di professione commerciante ortofrutticolo e pregiudicato per reati contro il patrimonio, era da tempo sotto attenzione da parte della Digos della Questura di Roma in quanto sospettato di essere vicino ad ambienti radicalisti islamici», fa sapere la Questura di Roma in una nota stampa.
Un cambiamento repentino e improvviso che ha portato il 42enne fruttivendolo dall’essere un egiziano ben integrato con la comunità romana, a diventare un pericoloso radicalizzato islamista che poteva concorrere nell’organizzazione di piani terroristici da attuare nel nostro Paese. Addirittura, come svelano le indagini emerse stamani dalla Procura e Questura della Capitale, l’uomo aveva manifestato su Facebook la sua nuova posizione integralista rispetto agli ultimi attentati terroristici compiuti da Isis e altri gruppi della jihad mondiale. Attacchi ai “miscredenti cristiani”, fatwe lanciate contro l’Occidente e speranze che i suoi figli e discendenti facciano parte della Guerra Santa islamica. Come riporta l’Adnkronos, «alla nascita di uno dei suoi figli, avrebbe auspicato che il neonato potesse diventare uno dei futuri comandanti del jihad». Così avrebbe detto dopo l’attentato di Parigi del 13 novembre 2015, aggiungendo come i fatti terroristici avvenuti non solo erano giustificabili ma andavano espressi condanna e odio contro chi ha manifestato cordoglio per la Francia. Come riporta ancora la Questura di Roma, in questi giorni l’uomo è stato accompagnato dall’Ufficio Immigrazione all’aeroporto di Fiumicino per essere espulso definitivamente verso il Cairo.