Caso di malasanità a Bari, dove una bambina è morta a causa di una lite in sala parto: è accaduto un anno fa all’ospedale Di Venere e ora il pm Gaetano De Bari ha inviato un avviso di conclusione dell’inchiesta per concorso in omicidio colposo a 8 tra medici e infermieri. Una consulenza medico legale ha rilevato il “mistero” dell’ora e mezza di buco tra la richiesta d’intervento e l’inizio dell’operazione: si tratta di un tempo superiore a quello consentito (mezz’ora al massimo) dalle procedure di intervento richieste per un taglio cesareo classificato come codice rosso/giallo. Il “mistero” è stato risolto con la scoperta della lite tra i medici per l’uso di una sala operatoria destinata a una paziente che, come dimostrato, arrivò tre ore dopo. Il numero originario delle persone coinvolte nel caso è destinato a salire, secondo la Gazzetta del Mezzogiorno, con richieste di archiviazione e nuovi indagati che riceveranno un nuovo “avviso”. (agg. di Silvana Palazzo)



Un litigio tra due medici per l’assegnazione di una sala operatoria potrebbe essere costato la vita ad una bambina, rimasta strozzata dal cordone ombelicale per via del ritardo nel parto cesareo. Ad esserne convinta è la Procura di Bari che, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ha notificato ad 8 persone- fra medici e infermieri – l’avviso di fine indagine. I fatti risalirebbero a circa un anno fa, quando la partoriente Marta Brandi, 37 anni, venne trasferita nel blocco operatorio per essere sottoposta al cesareo. La sala operatoria in cui avrebbe dovuto avvenire il parto, però, risultava occupata da altri 2 cesarei programmati. Da qui la decisione di portare la donna in chirurgia generale, dove ha origine l’alterco tra medici. Secondo la tesi della procura barese, infatti, i medici del reparto oppongono il loro rifiuto all’intervento nella loro sala operatoria per dare priorità ad un’appendicectomia, che sarà eseguita soltanto 3 ore più tardi. Secondo l’accusa, i medici del reparto di Chirugia Generale avrebbero negato l’accesso alla loro sala operatoria poiché contrari al fatto che altri vi intervengano, ma a loro difesa sostengono di non essere stati informati dai loro colleghi dell’urgenza del caso. 

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