Sono destinate a far discutere le parole di monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, che nell’omelia di Pasqua ha parlato della sua comunità definendola “senza cuore”. Come riportato da Il Tirreno, quella del vescovo è sembrata un’esortazione mascherata da provocazione:”A Livorno non mancano case, ce ne sono 7000 sfitte. A Livorno non manca il lavoro, quante cose ci sarebbero da fare: dalla nuova Darsena all’ospedale, dai bacini di carenaggio allo scavalco ferroviario per l’interporto. Non mancano né case né lavoro: manca il cuore”. Monsignor Giusti, come si evince dal testo diffuso dalla curia, sottolinea che “si preferisce litigare invece di collaborare, tenere case vuote invece di affittarle, licenziare invece di avviare procedure solidali”. E il riferimento, come sottolinea Il Tirreno, è ad almeno due delle situazioni più cirtiche degli ultimi mesi nel livornese: la vicenda Grandi Molini e quella della Trw.
Manca poco perché l’intervento del vescovo diventi politico:”Quanti lavori pubblici si potrebbero fare se tutti pagassero correttamente”. E il riferimento a Donald Trump non è neanche così velato:”I nuovi presidenti che bombardano non sanno che le guerre non hanno mai risolto niente?”. Monsignor Simone Giusti a tutto campo: ma l’accusa che risuona più forte è quella iniziale. I livornesi sono senza cuore, come risponderanno i fedeli?