Donald Trump ha dichiarato apertamente che una soluzione pacifica con la Corea del Nord è possibile, ma intanto ha accelerato il trasferimento a Seul di un sistema antimissile, il “Terminal High Altitude Area Defense” (THAD) che intercetta eventuali missili balistici a medio raggio. Questo sistema è, però, osteggiato da Pechino e Mosca, perché può penetrare in profondità lo spazio aereo cinese. La Terza Guerra Mondiale resta sul tavolo e per Washington le strade percorribili, secondo Libero, sono due: la prima è quella di un blitz per colpire i centri di ricerca nucleare e missilistica della Corea del Nord. In questo caso la Corea del Nord risponderebbe con bombardamenti convenzionali su alcune aree del sud, senza impiegare armi chimiche altrimenti gli Usa interverrebbero con un’opzione militare su vasta scala. Questo scenario metterebbe a rischio Seul, che si trova a soli 40 chilometri dal confine e, quindi, potrebbe essere facilmente bombardata. C’è l’opzione a cui poi non si vuole neppure pensare: un massiccio attacco Usa contro tutte le strutture militari e politiche nordcoreane per rovesciare il regime e cambiare definitivamente la storia della Corea del Nord. Il Paese comunista, però, replicherebbe con armi chimiche e nucleari, innescando appunto la Terza Guerra Mondiale. (agg. di Silvana Palazzo)



Avanza a livello internazionale una ipotesi che avrebbe scongiurato, almeno per ora, lo scontro da guerra mondiale tra Usa e Corea del Nord la scorsa Pasqua: secondo Sir Malcolm Rifkind, ex ministro degli esteri e della difesa nei governi di John Major, gli Stati Uniti avrebbero hackerato e fatto fallire il test missilistico nucleare lanciato da Pyongyang lo scorso 16 aprile, giorno della memoria del grande leader padre di  Kim Jong-un. L’intelligence della Casa Bianca sarebbe così intervenuta per far fallire con un attacco mirato di hacker americani il prossimo lancio missilistico coreano; sul Telegraph inoltre si riporta, oltre alla tesi di Rifkind anche il precedente illustre avvenuto con Obama, quando nel 2014 ordinò l’intensificarsi della guerra elettronica contro il regime di Pyongyang, sempre per evitare il rischio forte di una escalation nucleare contro la Corea del Nord.



In un dialogo tra il diplomatico della Corea del Nord e il Governo della Russia, il vento da guerra totale e mondiale è tutt’altro che flebile e viene sbandierato come minaccia improvvisa, qualora continuassero le provocazioni di Donald Trump e della comunità internazionale. «Il nostro esercito e il nostro popolo hanno la volontà, la prontezza e la forza di rispondere a qualsiasi provocazione delle forze ostili. Il nostro esercito e il nostro popolo sono pronti a rispondere a qualsiasi azione aggressiva dagli Stati Uniti e delle forze ostili», è quanto afferma l’inviato presso l’ambasciata della Nord Corea a Mosca (fonte Sputnik.news). In un incontro con il leader del partito liberal-democratico russo, Vladimir Zhirinovsky, il diplomatico nordcoreano ha reso chiare le intenzioni di Pyongyang: «Se vogliono la guerra nucleare, possiamo risponde con una guerra nucleare, se vogliono una guerra totale, siamo pronti alla guerra totale».



E se poi il Giappone arriva addirittura ad affermare di essere pronto a schierare le truppe contro Pyongyang, allora il clima da Terza Guerra Mondiale non resta una mera “provocazione” ma una cruda realtà. Da Tokyo arrivano infatti notizie, riportare dai media locali questa mattina (italiana), per cui il governo di Abe sta prendendo sul serio la possibilità di dispiegare le forze militari di difesa in casa di eventuali “cadute” di missili della Nord Corea nello scontro totale contro gli Usa. Stando alle news pubblicate dal quotidiano Yomiuri Shimbun stamani, il Giappone è intenzionato a riconoscere l’eventuale caduta del razzo lanciato dal regime di Pyongyang come una «minaccia evidente di azione militare». Inutile dire che l’appello alla moderazione della Cina e della Russia sta avendo ben pochi “alleati”, con la conseguente tensione internazionale che sale ogni giorno (e ogni provocazione) che passa.

Il livello della presunta terza guerra mondiale è purtroppo sempre più grave e scorre sempre sull’asse Usa vs Corea del Nord: dopo la visita di Mike Pence in Sud Corea tenutasi ieri per “verificare” il livello dell’alleanza di Seul sull’eventuale scontro, sono arrivati i tentativi di Cina e Russia di invitare al negoziato e interrompere la frattura che pare però insanabile al momento. È intervenuto ieri in serata anche il presidente Donal Trump per chiarire ulteriormente la posizione degli Usa rispetto ai prossimi inquietanti scenari di guerra: «Spero che sia possibile una soluzione pacifica con la Corea del Nord», il quale ha però aggiunto una sorta di ultimatum a Pyongyang, «si comportino bene altrimenti ci saranno conseguenze». Dopo le parole alla Cnn del primo cittadino americano, la stessa Russia ha rincarato la dose della preoccupazione, con l’intervento del Cremlino, «Non accettiamo le spericolate iniziative missilistiche di Pyongyang che violano le risoluzione dell’Onu – ha spiegato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov – ma questo non significa che si possa violare il diritto internazionale. Spero che non ci siano iniziative unilaterali come quella vista di recente in Siria».

Donald Trump “chiama”, Kim Jong-un “risponde”: la guerra mondiale presunta si gioca con affermazioni e dichiarazioni oltre che provocazioni. È il gioco della diplomazia che però in questa intricata vicenda tra Usa e Nord Corea non vede per ora uno spiraglio reale di una tregua: «Una guerra nucleare potrebbe scoppiare da un momento all’altro nella penisola coreana», sono le parole davvero inquietante riportate dall’ambasciatore di Pyongyang all’Onu, Kim In Ryong, parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro. Secondo il diplomatico del regime di Kim, gli Stati Uniti con l’aggressione e la provocazione di Donald Trump non fanno altro che «disturbare la pace e la stabilità globale, insistendo in una logica da gangster», precisa con ancora più durezza il delegato di Pyongyang. Il vento della guerra è tutt’altro che spento, e soffia da ormai troppo e preoccupante tempo.