Diretto, schietto e franco, anzi Francesco: papa Bergoglio nella prima Udienza Generale del mercoledì post Pasqua ritorna alle origini e alle “basi” della fede cristiana con un percorso illuminato dalla figura di San Paolo all’interno dell’incredibile paradosso della risurrezione. «Gesù è morto per i nostri peccati, fu sepolto, e il terzo giorno è risorto ed è apparso a Pietro e ai Dodici. Questo – ha spiegato – è il fatto: Gesù è morto, sepolto, risorto e apparso. Se infatti tutto fosse finito con la morte, in Lui avremmo un esempio di dedizione suprema, ma questo non potrebbe generare la nostra fede. Perché la fede nasce dalla risurrezione», ha illustrato in Piazza San Pietro di fronte a moltissimi pellegrini e fedeli. La morte in croce del Cristo è l’elemento di massima sfida all’umanità visto che richiede da quel fatto un passo, un cammino che porta alla fede nella divinità della Trinità e nella sua vittoria sulla morte. «Accettare che Cristo è morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, perché quello è un fatto storico. Invece credere che è risorto sì. La nostra fede dunque – ha ricordato Papa Francesco – nasce il mattino di Pasqua. E Gesù è qui, è ancora in piazza con noi».
Proseguendo nella catechesi in piazza all’Udienza Generale, Papa Bergoglio ha poi insistito sul carattere “fattuale” dell’esperienza cristiana: non una morale, non una dottrina ma prima di tutto un avvenimento. «Il cristianesimo – ha ribadito Francesco – è grazia, è sorpresa, e per questo motivo presuppone un cuore capace di stupore. E allora, anche se siamo peccatori, se i nostri propositi di bene sono rimasti sulla carta, oppure se, guardando la nostra vita, ci accorgiamo di aver sommato tanti insuccessi?». Dove il mondo, sia duemila anni fa che oggi, vede solo tristezza, tenebre e sconfitta totale, Cristo e il suo Vangelo danno all’uomo la speranza incarnata di una vittoria: «Il cristianesimo non è un’ideologia, non è un sistema filosofico, ma un cammino di fede che parte da un avvenimento, testimoniato dai primi discepoli di Gesù», ribadisce Francesco nella sua catechesi del mercoledì. Una ricerca continua quella del Signore di condurre l’uomo verso la sua Persona, verso il Suo incontro e non viceversa: non si tratta di uno sforzo umano, bensì di un avvenimento reale che ha portato Cristo in mezzo agli uomini. E allora lì sì che ci vuole l’intervento dell’uomo, ma è una risposta di libertà e fede e non un obbligo o “ascesi” personale: secondo Francesco, richiamando ancora la figura di San Paolo, «lui era un uomo arrivato, con un’idea molto limpida di cosa fosse la vita con i suoi doveri. Ma, in questo quadro perfetto, un giorno avviene ciò che era assolutamente imprevedibile: l’incontro con Gesù Risorto, sulla via di Damasco. Lì non ci fu soltanto un uomo che cadde a terra: ci fu una persona afferrata da un avvenimento che gli avrebbe capovolto il senso della vita».