Nell’era del politicamente corretto e della tutela dei diritti e delle scelte di ciascuno accade anche questo: l’abolizione della parola ‘madre’ sostituita, per indicare chi aspetta un figlio da ‘persona in gravidanza’. L’idea è venuta alla British Medical Association, l’associazione professionale dei medici britannici, per evitare di discriminare le persone transgender. L’associazione ha raccomandato appunto ai medici inglesi di non usare più l’espressione ‘expectant mothers’ ma di ricorrere a ‘pregnant people’. Marina Corradi, giornalista, inviata ed editorialista del quotidiano Avvenire, sottolinea che in questo caso “si vede chiaro come la filosofia del gender sia una ideologia, se ideologia è, come diceva Hannah Arendt, ciò che acceca dalla realtà”. Dunque d’ora in poi, secondo i medici inglesi, sarebbe vietato definire chi aspetta un bambino una ‘mamma in attesa’: meglio dire ‘persona in gravidanza’.



“Forse chi ascolta si metterà a ridere – aggiunge Corradi – ma i promotori della neolingua corretta lo redarguiranno e lo rieducheranno. Maschio e femmina, madre e padre non sono dati biologici, ma solamente ‘culturali’, quindi modificabili”. Ma, conclude la giornalista “una semplice osservazione della realtà continuerà ad indicare che le ‘persone incinte’ sono donne, e quindi madri. Pazzesco come la natura si intestardisca in un conservatorismo antimoderno, come cocciutamente si impunti nell’affermare una originaria differenza” (clicca qui per leggere tutto).

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