Cosa hanno in comune Alexander Boettcher e Alberto Stasi? Entrambi 34enne, il primo condannato per le gravi aggressioni con l’acido ai danni di due ragazzi, il secondo per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Oltre all’età, i due giovani condividono la medesima estrazione sociale e lo stesso reparto nel carcere di Bollate. Un destino molto simile, come evidenzia oggi Corriere.it e che avrebbe fatto incrociare le vite dei due ragazzi. Alberto Stasi, ex studente bocconiano (al pari dell’ex amante di Boettcher, Martina Levato), dal 12 dicembre 2015 è rinchiuso nel penitenziario dell’hinterland milanese, sebbene abbia finora ribadito la sua totale innocenza rispetto al delitto di Garlasco. La sua condanna in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, consumatosi il 13 agosto 2007, è pari a 16 anni di reclusione. Nel carcere di Bollate il giovane è impegnato nello studio e dopo la Laurea in Economia ora si sta impegnando in vista della seconda laurea in Legge. Di recente le speranze per lui si erano riaccese dopo il coinvolgimento di Andrea Sempio, 28enne di Garlasco finito nel registro degli indagati su segnalazione della stessa difesa di Stasi. La posizione di Sempio di recente è stata archiviata ed il gip ha così confermato la presenza di un solo colpevole per l’omicidio di Chiara Poggi, ovvero il 34enne attualmente in carcere.
Diverso l’iter di Alexander Boettcher, che insieme all’ex fidanzata Martina Levato erano stati bollati come la “coppia dell’acido”. Dopo un periodo di detenzione a San Vittore, in seguito all’arresto del 28 dicembre 2014, Alex da qualche mese si trova nel penitenziario di Bollate dove sta scontando una condanna a 14 anni in secondo grado per l’aggressione contro Pietro Barbini e a 23 anni in primo grado per le altre aggressioni tra cui quella contro Stefano Savi. Di recente Boettcher ha presentato ricorso contro la sentenza dello scorso marzo emessa dalla Corte d’Appello di Milano in merito all’adottabilità del figlio, chiedendone l’affidamento alla nonna paterna, ovvero alla propria madre. Anche la Levato aveva presentato ricorso, criticando le modalità di trattamento nei loro confronti e lamentando di essere stata addirittura trattata peggio di Anna Maria Franzoni, salita agli onori della cronaca per l’omicidio del figlio.