Questa mattina sono stati arrestati a Seine-et-Marne, Parigi, tre membri della famiglia di Karim Cheurfi: l’assassinio del poliziotto e terrorista islamista ancora non viene confermato dalla polizia che vuole verificare gli ultimi dubbi con le analisi sul corpo del killer freddato dalle forze dell’ordine un attimo dopo l’attentato sugli Champs Elysées. Si cercano poi ancora eventuali complici e per questo motivo in Francia non vogliono ancora confermare il nome comunque circolato, ovvero quello di Karim Cheurfi. Pare che il sospetto non sia stato schedato come radicalizzato islamista ma come criminale comune, con tutti i precedenti che trovate qui sotto che spiegano il motivo anche dell’attacco specifico contro la polizia. Resta però quanto è stato trovato sull’auto da cui è uscito l’attentatore prima della sparatoria: un Corano e molti fogli inneggianti all’Isis, il che porterebbe a pensare come la sua radicalizzazione sia stata “recente” e conseguente al periodo in carcere per il tentato omicidio di un agente di polizia 15 anni fa. Clicca qui per l’identikit dell’attentatore di Parigi
Pare ormai certo che l’attentatore di Parigi sia proprio Karim Cheurfi, 39anni e radicalizzato al fondamentalismo dell’Isis: secondo i media francesi, l’uomo sarebbe stato arrestato già nello scorso 23 febbraio perché gli agenti si accorsero che non aveva rispettato i domiciliare e l’obbligo di cure psichiatriche, decisi da un ordine del tribunale per il tentato omicidio di un agente di polizia circa 15 anni fa. Era dunque già schedato, radicalizzato e con estremi carichi pendenti l’uomo che ieri sera ha sparato in maniera vile alla camionetta della polizia francese sul viale degli Champs Elysées. Aveva tentato di uccidere un agente e assalito poi una guardia anche in carcere: liberato dopo 15 anni, arrestato per l’obbligo non mantenuto di domiciliari, era stato di nuovo libera e purtroppo ieri sera ha compiuto l’attentato ancora contro le forze di polizia. «Elementi della radicalizzazione di Karim Cheurfi, tra cui un libretto salafita», sono stati rinvenuti di sua madre a Chelles, riporta Le Parisien.
Si chiamerebbe Karim Cheurfi l’attentatore che ieri sera a Parigi sugli Champs Elysées ha iniziato a sparare con un kalashnikov sulla camionetta della polizia presente sul viale più famoso della capitale francese. Ha 39 anni e secondo gli inquirenti della Procura di Francia sarebbe proprio lui ad essere unico responsabile dell’orrendo attentato di ieri sera. Pregiudicato e schedato come a rischio radicalizzazione: stando alle indiscrezioni pubblicate oggi da Le Parisien, che cita fonti giudiziarie, tre membri della famiglia di Cheurfi sono stati sono stati fermati e interrogati dalla polizia francese. Secondo la procura inoltre, Karim avrebbe usufruito di una complicità di un jihadista arrivato dal Belgio e che però questa mattina si è consegnato ad Anversa cercando di dimostrare la sua innocenza. Nell’auto dell’attentatore invece identificato dalla polizia francese sono stati trovati fucile da caccia e molti coltelli: proprio sulla base dei documenti trovati nella vecchia Audi A4 color argento da cui il killer è sceso per attaccare una camionetta della polizia, il terrorista Isis si chiamerebbe Karim Cheurfi. Nel 2003 era stato condannato a 20 anni di reclusione – pena ridotta a soli 5 anni – per aver tentato di uccidere tre uomini, inclusi due agenti, nel 2001 a Roissy-en-Brie.
Un mistero, che spesso accade nei primi attimi successivi ad un attentato terroristico dell’Isis è proprio l’identità degli attentatori e i presunti complici che avrebbero collaborato con l’atto orrendo di terrorismo. Anche a Parigi è successo la medesima modalità con un uomo ucciso, l’attentatore, con nome francese che invece non corrisponde con quello comunicato dall’agenzia Amaq legata all’Isis che ha rivendicato l’attentato. Youssef el Osri, chiamato dall’Isis Abu Yusuf al-Beljiki (che significa il Belga): questo il nome segnalato come pericoloso jihadista dal Belgio, il quale a questo punto potrebbe essere il complice che ha aiutato Karim nell’attentato. Usiamo il condizionale visto che proprio tale complice si sarebbe consegnato questa mattina alla polizia di Anversa provando a dimostrare la propria innocenza. Youssef il Belga dunque pare non sia il responsabile diretto dell’attentato di Parigi anche se nelle prossime ore potremmo avere informazioni più dettagliate man mano che le indagini della Procura di Parigi si faranno consistenti anche e soprattutto a riguardo dell’attentatore 40enne Karim Cheurfi.