Con sentenza della Corte d’Appello di Milano, lo scorso marzo è stata confermata l’adottabilità del figlio di Martina Levato, l’ex bocconiana condannata a 20 anni di reclusione per le aggressioni con l’acido e che coinvolsero anche l’ex fidanzato Alexander Boettcher, padre del bambino. Il figlio della cosiddetta coppia dell’acido nacque nell’agosto 2015 ed ora la giovane ha depositato in Cassazione il ricorso nel quale la sua difesa chiede la dichiarazione di illegittimità della sentenza della Corte d’Appello milanese e l’affidamento del bambino alla stessa ex studentessa. In subordine, Martina Levato chiede che il figlio sia affidato ad un’altra famiglia per il periodo relativo alla durata della sua pena. Le parole usate dalla ragazza nel ricorso sono durissime, come rivela oggi Corriere.it: a sua detta, a nessun minore – neppure nel caso di Anna Maria Franzoni – “è stato riservato il trattamento (discriminatorio e privativo del diritto alla propria identità personale e familiare)”, come avvenuto in questo caso. La sua difesa ha definito Martina “una donna molto diversa dal tempo in cui fu tratta in arresto” nel dicembre 2014.



Non solo Martina Levato ma anche l’ex amante Alexander Boettcher ha presentato ricorso chiedendo che il figlio possa essere affidato alla nonna paterna. A proposito della decisione della Corte d’Appello, l’avvocato Cossar ha sottolineato come quanto avvenuto a scapito della cosiddetta coppia dell’acido sia stato “pericolosamente moralistico e davvero sorprendente in quanto formulato da giuristi”. Lo stesso legale ha poi sottolineato come in nessun altro caso celebre sia stato applicato lo stesso “trattamento” come avvenuto per il figlio di Levato e Boettcher. Il riferimento, secondo l’avvocato, è non solo alla Franzoni ma anche a Parolisi (in questo caso tuttavia di recente il Tribunale dei minori di Napoli ha tolto la patria potestà all’uomo), fino a citare “tutti i casi di associazione di stampo mafioso, in cui intere famiglie delinquono, con i figlioli al seguito”. L’accento è stato poi nuovamente posto sul grande cambiamento avuto da Martina soprattutto dopo la sentenza dello scorso 6 marzo in seguito alla quale iniziò addirittura lo sciopero della fame. La riprova del suo mutamento sarebbe da rintracciare non solo nella condotta in carcere, ma anche nel ritrovato rapporto con i genitori e nelle parole del suo stesso psichiatra.

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