Non chiamate una donna incinta futura mamma. Potreste offendere un transgender che mamma non può essere, ma forse mammo. O un omosessuale potenzialmente mammo, dopo un intervento futuro, o grazie all’utero affittato da qualche essere dotato naturalmente di ovuli fecondabili, se si può dire. 

Non è lo sketch grottesco di qualche comico da cabaret, è la premurosa prescrizione della British Medical Association, a tutti i suoi 160mila membri (si può dire membri? Non è sessista come termine e offensivo per le persone che il sopraddetto non hanno?). E’ il principale sindacato dei medici inglesi, che diffonde una guida ad hoc per una comunicazione efficace, cui ha dato voce il Daily Mirror



Poco importa che qualunque medico sappia che un bambino può nascere solo da una donna, per quante eccezioni create da una scienza faustiana si possano trovare. Si tratta pur sempre di eccezioni, di casi rari e comunque non naturali, forzati. Ma tant’è, della scienza quando non supporta l’ideologia si può anche fare a meno, come si può fare a meno della realtà, che insistentemente, caparbiamente si ostina a far nascere i bambini dall’utero. Che si possa creare un utero artificiale basta per fare di una macchina una madre? 



Proprio oggi parlavo con un illustre scienziato, che indaga il mistero insondato nella sua splendida complessità del cervello. Mi faceva notare, documentando con dati acclarati ogni asserzione, come cervello femminile e maschile siano diversi, e questa diversità produca diversità, e tale diversità determini l’incontro tra generi; una diversità non dovuta a scelte comportamentali, ad abitudini culturali, a sopraffazioni o costrizioni. Una diversità strutturale, naturale, ditelo come volete, data. Aggiungeva con la notazione di come il cervello della donna gravida si modifichi: cambi forma e organizzazione, per tutto il tempo della gravidanza e nei mesi successivi, preparando in qualche modo la madre al senso detto comunemente materno. Significa che non può essere madre chi non possa biologicamente generare? No, tutt’altro: ma sarà una maternità diversa, con un di più di amore, senz’altro più gratuito. Meno fisico, meno simbiotico, corporalmente. Non un di meno, ma altra cosa. 



Possiamo negare ciò che la scienza sottopone all’esperienza, ma non è la prassi del metodo scientifico. Però, se la scienza è inquinata da motivazioni che la sopravanzano, i metodi scientifici possono venir calpestati bellamente, sprofondandoci nell’arbitrio, nel fideismo, o nell’eterno tentativo faustiano di fare l’uomo ad immagine  e somiglianza dei propri desideri. 

Prendiamo il caso dei vaccini: qualcuno sussurra che sono pericolosi. Qualcuno diffonde il sibilo, qualcuno raccoglie e sfrutta la para, l’incertezza. E il sospetto vale più dei dati, della fiducia nella medicina, dell’esperienza. L’intelligenza ha permesso coi vaccini di salvare vite e cambiare il corso della storia umana. Oggi si muore di nuovo di morbillo e meningite, che parevano malattie da dimenticare. Cui prodest? A chi interessa rendere gli uomini più fragili, incerti, soli, soggetti ai diktat del potere di turno? A chi interessa appiattire ogni differenza, omologare la fantasia, renderci tutti potenzialmente buoni, perfetti, uomini o donne a propria apparentemente libera scelta? Interessa a chi nega Dio. A chi vuol cancellarne la potenza creatrice. A chi negando Dio vuol sostituirsi a lui, e dominare meglio le masse. Al diavolo, probabilmente, ma già vedo i sorrisini dei liberal che irridono alla coscienza religiosa come primordiale e ingenua, o sovversiva. Serve poi a tutti gli stupidi che costruendosi una realtà virtuale, con carne di uomini e donne, con vite di uomini e donne, credono di essere più moderni e liberi, più audaci e aperti. Solo la realtà salva dall’ideologia. Solo l’abbraccio di una madre ricorderà a qualsivoglia transgender chi è e da chi è nato, senza che per questo si senta offeso.