Le comunità musulmane europee potrebbero dar vita in futuro a formazioni politiche. Nessuno sembra porsi ora il problema, fatta eccezione per la Francia, dove il dibattito divampa, e Benedetto XVI, che a sorpresa è intervenuto sulla questione. Il papa emerito per questo resta per Antonio Socci «l’intelligenza più lucida e coraggiosa del nostro tempo». In occasione del Simposio organizzato in onore del suo 90° compleanno dal presidente polacco Andrzej Duda e i vescovi di quel Paese, Joseph Ratzinger ha scritto un messaggio che centra perfettamente il problema dell’islamismo, mettendo in discussione anche lo stato laicista occidentale. Bendetto XVI l’ha definita «una questione essenziale per il futuro del nostro Continente». Il confronto tra concezioni atee e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso produce per Benedetto XVI una situazione esplosiva, le cui conseguenze ci sono già note.



«Questi radicalismi esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle», ha scritto Joseph Ratzinger, secondo cui nell’ultimo travagliato mezzo secolo solo il cardinale Wyszynski e il Santo Papa Giovanni Paolo II hanno riflettuto sulla questione e «portato su di sè la sofferenza e l’esperienza viva, e perciò continuano ad indicare la via verso il futuro». Si tratta di esempi significativi per il giornalista e scrittore, che ha affrontato la questione sulle colonne di Libero: il cardinale è simbolo dell’opposizione allo stato ateo comunista, Giovanni Paolo II ha lottato contro i totalitarismi atei e cercato di far capire all’Europa che non avrebbe dovuto costruire una Unione laicista.



Per Antonio Socci il messaggio richiama il discorso di Ratisbona del 2006, quando Benedetto XVI proposte al mondo musulmano, all’Europa laicista e ai cristiani l’unico terreno di dialogo che hanno in comune: la ragione. Joseph Ratzinger ha indicato una terza via tra stato laicista e islamismo, cioè «il recupero delle radici spirituali e umanistiche dell’Europa e della nostra cultura».

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