La vicenda relativa alla casa di Montecarlo e che ha visto il coinvolgimento di Gianfranco Fini, ex leader di An, prende il via da Francesco Corallo, re delle slot, arrestato lo scorso dicembre a Saint Marteen con l’accusa di aver sottratto al fisco italiano oltre 250 milioni. L’Espresso ricostruisce l’intera storia della casa di Montecarlo alla quale si è giunti in seguito all’inchiesta della Guardia di Finanza sui versamenti segreti di Corallo all’ex banchiere della Bpm e che ha visto indagati ance Giancarlo e Sergio Tulliani, rispettivamente cognato e suocero di Fini. Punto di partenza, dunque, sarebbe proprio l’imprenditore catanese inquisito dalla procura di Roma come campo di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere numerosi reati tra cui riciclaggio di denaro sottratto al fisco. Dalle indagini portate avanti dalla Scico, è emerso che i soldi che sarebbero dovuti essere destinati allo Stato, in realtà sarebbero stati dispersi e nascosti in una rete di società offshore controllate dagli stretti collaboratori di Corallo, tra cui Amedeo Laboccetta, parlamentare Pd fino al 2013, anche lui finito in arresto. Ma qual è il collegamento con la casa di Montecarlo e cosa avrebbe a che fare Gianfranco Fini?
Nel luglio 2008, l’appartamento di Montecarlo sito in Boulevard Principesse Charlotte 14 di proprietà del partito An e donato, per testamento, dalla contessa Anna Maria Colleoni, viene venduto dal medesimo partito per 300 mila euro. Sarà comprato da una offshore, la Printemps, che poi rivenderà per 330 mila euro ad un’altra società caraibica anonima, la Timara Limited. La casa sarà affidata a Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, moglie di Fini. Dopo la rottura tra Berlusconi e Fini, Frattini trasmise alla procura una lettera indicando Tulliani il vero titolare delle due società offshore. Il caso all’epoca fu archiviato, ma le successive nuove indagini rivelarono come l’intero prezzo della casa di Montecarlo fu pagato da una società offshore controllata da Corallo. Per l’accusa, dunque, Tulliani acquisì l’appartamento senza versare neppure un euro. La stessa Guardia di Finanza confermò che l’appartamento fu poi rivenduto ad una cifra decisamente maggiore e che fu incassata dalle offshore di Tulliani. Dal doppio affare di Montecarlo, dunque, è emerso come cognato e suocero di Gianfranco Fini intascarono oltre 300 mila euro dalle offshore Corallo ed oltre un milione e 300 mila euro dall’acquirente finale, senza mai spendere un euro.
Di fronte all’intera vicenda, Fini ha sempre sostenuto di essere stato imbrogliato dal cognato Tulliani, così come la moglie Elisabetta. Lo ha dichiarato di recente davanti ai pm di Roma che lo hanno inquisito per riciclaggio nell’inchiesta a carico di Corallo: “Lei (Elisabetta, ndr) mi ha sempre negato di essere stata la coproprietaria dell’appartamento di Montecarlo attraverso le società Primtemps e Timara; ritengo che sia stata ingannata dal fratello, rendendo più credibile a Francesco Corallo che io sapessi del denaro”, ha dichiarato come riporta Corriere.it. Laboccetta lo ha accusato di aver chiesto a Corallo di comprare una casa, aspetto che ora Fini respinge con forza al punto da querelare colui che un tempo fu fedele deputato del suo partito. Infine, ha reso la sua versione dei fatti ed asserendo che nel 2008 Tulliani gli disse che “una società era interessata ad acquistare suo tramite l’appartamento ereditato da Alleanza nazionale. Commisi la leggerezza, resa ancor più grave dal fatto che non verificai la natura della società acquirente, di autorizzare la vendita dell’appartamento”. Solo due anni dopo Fini scoprì che il vero titolare dell’appartamento era suo cognato.