Come riuscì Igor Vaclavik ad uscire facilmente dal carcere di Ferrara nel quale era detenuto? Lo ha rivelato Repubblica.it ribadendo come grazie alla buona condotta ed al suo temperamento mite, Norbert (che nel carcere ferrarese era conosciuto con il suo alias) riuscì ad ottenere 630 giorni di sconto di pena a fronte di 9 anni e 4 mesi di reclusione per condanne complessive accumulate in due differenti processi, nel 2007 e poi nel 2010. In quel frangente non era ancora emerso l’aspetto del killer spietato e freddo come invece viene descritto oggi, nel ruolo di super ricercato. Si tratta del medesimo ritratto che ne aveva fatto anche il cappellano del carcere, don Antonio Bentivoglio, il quale parlando con Norbert-Igor lo ha sempre descritto come una sorta di “timorato di Dio”, tutto cella e libri, tra cui la bibbia. Gli inquirenti, alla luce della doppia personalità emersa, sono sempre più convinti del fatto che Igor abbia attuato una vera e precisa strategia durante i suoi anni di detenzione. Nella sua strategia sarebbe entrata anche la volontà di non ricevere o fare telefonate, scrivere o ricevere lettere ed annullare così ogni contatto con il mondo esterno. Le operazioni di ricerca intanto proseguono anche dopo il vertice che nelle passate ore si è tenuto a Bologna alla presenza del procuratore Amato e nel corso del quale si sono analizzati gli elementi raccolti negli ultimi giorni mettendo a punto le prossime azioni, sia sul piano investigativo che delle stesse ricerche. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Si aggrava la posizione di Igor Vaclavik, il 41enne serbo super ricercato da oltre due settimane. Secondo le ultime notizie, infatti, oltre ai delitti di Budrio e Portomaggiore, lo spietato killer si sarebbe macchiato anche di un altro delitto, quello del metronotte Salvatore Chianese, ucciso nel dicembre 2015. Nel frattempo, mentre le forze speciali continuano a cercare ovunque Norbert Feher (questo il suo vero nome), l’attenzione delle forze dell’ordine è concentrata anche sulle numerose segnalazioni in tutta Italia. Come rivela La Nuova Ferrara, da Nord a Sud da giorni è ormai psicosi da avvistamento. Igor sarebbe stato avvistato a Palermo, in un supermercato, ma anche a Olbia, su un traghetto in arrivo da Civitavecchia, passando per Cona, nel Veneto. Le ultime voci in merito al killer di Budrio, infatti, avevano indicato il serbo in un ospedale del paese in provincia di Venezia dove si vociferava fosse ricoverato l’ex soldato serbo. In effetti un ex militare di origine serba vi era realmente ma non avrebbe nulla a che fare con Igor il russo. Le segnalazioni, seppur ritenute poco credibili, sono prese comunque in considerazione dai Carabinieri, i quali restano però dell’idea che l’uomo sia ancora nella “zona rossa”, in fuga disperata, forse aiutato da un complice. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



La grande fuga. Igor Vaklavic continua a farsi beffe delle autorità, dimostrando di avere una forte esperienza nel nascondersi. Sono trascorsi molti giorni dall’inizio della caccia all’uomo, avvistato nelle ultime ore in Veneto. Non è la prima volta che la psicosi cittadina porta dei testimoni a farsi avanti, e ad indicare il killer di Budrio a diversi km di distanza dall’area perlustrata dalle forze dell’ordine. “Una sequela di figuracce”, sottolinea il giornalista Nino Materi de Il Giornale, perché Igor Vaclavic è riuscito anche a nascondere il proprio vero nome fino all’ultimo. Norbert Feher è infatti il nome anagrafico di un uomo che ormai sta tenendo in scacco le forze di Polizia del nostro Paese. 



In queste ultime ore le autorità hanno inoltre individuato un terzo delitto che potrebbe essere attribuibile a Igor Vaclavic, conosciuto anche come Igor il russo. Si tratta dell’omicidio del metronotte Salvatore Chianese, ucciso nel dicembre del 2015 a colpi di fucile, in provincia di Ravenna. Gli inquirenti dovranno fare quindi le dovute analisi per confermare se le prove raccolte all’epoca possano essere ricondotte in qualche modo a Norber Feher. In caso positivo, si tratterebbe del terzo omicidio messo in atto nell’arco di pochi anni dal killer di Budrio, già indagato per la morte di Davide Fabbri e della guardia volontaria Valerio Verri. Nei giorni scorsi il ministro degli Interni ha fatto visita alla vedova del barista, un evento che ha scatenato numerose polemiche contro le ricerche, finora, infruttuose delle forze dell’ordine italiane.