Dal 2011, dallo scoppio della guerra in Siria, nessun archeologo si è più potuto avvicinare alla zona di Dura-Europos, dove sin dal 1920 alcuni studiosi rinveniranno i resti di quella che è stata stimata essere la più antica chiesa cristiana del mondo. Si sa infatti che oltre che a Gerusalemme la primissima comunità cristiana si formò proprio in Siria, in special modo a Damasco. Nella chiesa fu rinvenuto un affresco che raffigura una donna che si piega sopra un pozzo. L’affresco fortunatamente si trova da tempo nel museo dell’università di Yale in America, da dove provenivano gli studiosi dell’epoca, e non rischia di essere distrutto come tante testimonianze archeologiche e chiese fatte a pezzi dagli jihadisti. Si è sempre pensato che quel dipinto raffigurasse la donna samaritana che incontro Gesù vicino al pozzo di Giacobbe come si legge in Giovanni 4:1-42. Adesso però la studiosa della Bibbia Mary Joan Winn Leith ha pubblicato un articolo sulla rivista Biblical Archaelogy Review in cui lancia una nuova ipotesi, sicuramente affascinante. Secondo lei infatti la donna raffigurata sarebbe la Vergine Maria nel momento dell’Annunciazione da parte dell’angelo Gabriele. Tale convinzione è nata studiando il vangelo apocrifo di Giacomo il quale scrive che Maria era andata al pozzo a prendere dell’acqua quando apparve l’angelo. Se tale interpretazione è corretta si tratterebbe dunque del più antico ritratto di Maria esistente. La chiesa esiste da prima del tempo di Costantino: si trattava al primo piano di una casa abitata e che sotto ospitava una stanza che poteva contenere non più di 60 persone che si trovavano qui a pregare. Secondo gli studiosi, l’idea di separare le chiese dalle abitazioni comuni risale a dopo l’editto di Costantino, nel 313 dopo Cristo. C’è chi contesta la datazione dicendo che nelle catacombe romane esistono rappresentazioni della Vergine più antiche, ma comunque la storia dei cristiani di questo angolo della Siria ha ancora molto da rivelarci. Una zona che purtroppo è ancora in mano al califfato islamico, che non ha potuto distruggere la chiesa semplicemente perché i muri della chiesa stessa furono trasportati a Yale. Quello che ai tempi poteva essere considerato un furto tipico dell’imperialismo americano, si è rivelato oggi la salvezza per questi reperti importantissimi.