La vita ad Alatri è cambiata notevolmente dopo l’uccisione di Emanuele Morganti, il giovane di Tecchiena massacrato all’esterno della discoteca Miro Music Club un mese fa. Ora c’è timore ed una percezione differente della vita nella comunità, dove il sentimento di tranquillità e normalità sarebbe venuto meno. Le strade di Alatri appena cala il sole si svuotano, a dimostrazione di come il clima di tensione e paura sia ormai palpabile. Di contro, come rivela CiociariaOggi.it, le Forze dell’Ordine da settimane presidiano la città, in particolare il centro, dove si è consumata la terribile e mortale rissa a scapito di Emanuele Morganti. Le pattuglie sono numerose e l’attenzione è concentrata sui luoghi di ritrovo e sui locali pubblici. Anche l’amministrazione, finita nel mirino delle polemiche, si sta muovendo: il prossimo 26 aprile alle 14:30 si terrà un Consiglio comunale straordinario avente come ordine del giorno un solo punto: “Analisi delle problematiche relative alla sicurezza del territorio comunale. Proposte di intervento”. La sicurezza, dunque, resta il punto centrale che richiede ad oggi nuove proposte ed iniziative al fine di far placare l’enorme clima di tensione.
L’omicidio di Emanuele Morganti rischia di diventare sempre più un caso esplosivo per via dell’ampia tensione interna. Minacce ed omertà rappresentano gli elementi centrali del giallo. Tra gli ultimi avvenimenti, quelli a scapito di uno degli indagati, Franco Castagnacci, padre dell’arrestato Mario. L’uomo, dopo l’uccisione del cane, forse avvelenato da una polpetta composta di vetri, ha continuato a subire nuovi atti intimidatori molto gravi al punto di decidere di passare al contrattacco e presentare denuncia ai Carabinieri, a quanto pare contro ignoti. Lo rivela Ciociaria.it, che ripercorre le minacce a carico del padre di Mario Castagnacci, raggiunto fin sotto la sua abitazione da un gruppo di soggetti che, con fare poco amichevole, lo invitavano ad uscire per “parlare”. L’intento probabilmente sarebbe stato tutt’altro, ma Castagnacci si sarebbe tirato indietro per poi decidere il giorno seguente di presentare regolare denuncia. Nella medesima giornata, anche una sua amica avrebbe ricevuto pesanti minacce. Il 50enne si sarebbe così rivolto ai Carabinieri di Alatri per tutelarsi da ulteriori atti intimidatori, minacce o addirittura qualcosa di molto peggio. Intanto, ad un mese esatto dalla rissa brutale a scapito del 20enne Emanuele Morganti, le indagini appaiono sempre più estese e complesse e non accennano a terminare.
Quella legata alla morte di Emanuele Morganti si configura come un’indagine complessa, ancora in corso e che coinvolge differenti piste. Il giovane 20enne ucciso ad Alatri un mese fa, dopo una brutale rissa consumatasi all’esterno del locale Miro Music Club, potrebbe essere stato vittima di uno scambio di persona. E’ questa l’ultima pista al vaglio degli inquirenti e che si è andata ad aggiungere nelle passate ore, alle già note ipotesi relative alla presunta vendetta (paventata dai familiari di Emanuele) ma anche quella dei debiti nell’ambito dello spaccio di droga e che tuttavia non andrebbe a coinvolgere direttamente il ragazzo di Tecchiena. Le indagini ad ogni modo procedono, nonostante le difficoltà del caso, al fine di dare un nome all’assassino di Emanuele Morganti e definire in modo chiaro la scena del crimine. A tal fine, come rivela il portale CiociariaOggi.it, il pool investigativo che vede al suo interno la presenza del procuratore Giuseppe De Falco e dei sostituti Vittorio Misiti e Adolfo Coletta, da giorni è impegnato a riascoltare tutti i testimoni presenti la sera del massacro ai danni del 20enne. Lo scorso venerdì è toccato a due dei buttafuori indagati per l’omicidio di Alatri e nello specifico a Damiano Bruni e Michael Ciotoli. Ascoltato anche il giovane che la notte tra il 24 ed il 25 marzo scorso accompagnò Michel Fortuna – uno degli arrestati – sulla scena della rissa. Il teste sarebbe stato ascoltato per tre ore prima di confermare la presenza di Fortuna all’esterno del Miro Music Club di Alatri, la sera della terribile rissa. Con le sue dichiarazioni, il giovane ascoltato confermerebbe ulteriormente la versione fornita da Mario Castagnacci, anche lui in carcere per l’omicidio di Emanuele Morganti, e che dopo il suo fermo aveva avanzato il nome di Michel, arrestato dopo una breve latitanza. In merito al colpo finale, un pugno, e che avrebbe provocato la morte del 20enne, dagli ambienti investigativi al momento non sarebbe ancora trapelato nulla.
Gli interrogatori nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Emanuele Morganti proseguono ed anche la passata settimana si è conclusa con il massimo impegno da parte degli inquirenti. Per quattro lunghe ore – due a testa – sono stati sentiti venerdì Damiano Bruni e Michael Ciotoli, i buttafuori anche loro indagati per il delitto di Alatri. Il loro è stato un interrogatorio drammatico, nel corso del quale sono stati ampiamente messi sotto pressione al fine di giungere ad ulteriori informazioni utili a chiarire quanto accaduto un mese fa all’esterno del locale Miro Music Club. I due interrogati hanno quindi ripercorso la tragica notte, a partire da quanto iniziato all’interno del locale, con la lite tra la vittima ed un altro giovane per poi porre l’accento sugli altri loro colleghi, presenti la stessa sera, ovvero Manuel Capocetta e Pjetri Xhemal. Come riporta CiociariaOggi.it, si è trattato di un confronto complesso ed a tratti spigoloso al culmine del quale Bruni e Ciotoli hanno riconfermato come, a differenza degli altri colleghi indagati, loro non fossero mai usciti dal locale, mentre la rissa proseguiva all’esterno. La procura, nel frattempo, avrebbe già posato la sua attenzione proprio sull’albanese e sull’altro uomo dello staff Miro, indicati dai testimoni come coloro che avrebbero picchiato e trascinato all’esterno Emanuele Morganti. Ulteriore stranezza avrebbe a che fare con il fatto che ad oggi nessuno dei due si sarebbe ancora fatto avanti per raccontare ciò di cui sarebbe a conoscenza. Il clima di omertà, dunque, continua a caratterizzare la complessa inchiesta che potrebbe richiedere ancora del tempo prima della sua soluzione definitiva.