Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, è preoccupata per le minacce che arrivano dalla Corea del Nord. Nel corso della registrazione della puntata speciale “Back to Iraq” di Petrolio ha spiegato che Pyongyang «rappresenta una fonte di preoccupazione non solo per il Giappone o la Corea del Sud, ma per il mondo intero». Nello studio del programma condotto da Duilio Giammaria, che andrà in onda domani, martedì 25 aprile, alle 23.20 su Raiuno, il ministro Pinotti ha espresso anche un augurio: «Spero che l’escalation verbale tra Corea e Stati Uniti rimanga tale, mi auguro che la Cina riesca ad abbassare le preoccupazione nel mondo». La tensione, però, resta alta, soprattutto dopo che l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, ha minacciato raid da Washington in caso di nuovi test nucleari da parte della Corea del Nord. Gli Stati Uniti sono pronti a scendere in campo, l’Italia invece spera che non sia necessario. (agg. di Silvana Palazzo)



La Terza guerra mondiale non sarà ancora scattata, ma i rapporti tra Usa e Corea del Nord al momento sono vicini allo zero, se non peggio: dopo la minaccia di Pyongyang, “pronti a cancellarvi dalla faccia della terra” e dopo il primo arresto di cittadini americano in terra nordcoreana, arriva la replica attesa dal Pentagono che si fa interprete del pensiero di Trump. «Chiediamo alla Corea del Nord di astenersi da azioni provocatorie e da una retorica destabilizzante», spiega oggi il portavoce Gary Ross. Sul regime le parole sono dure e da ultimatum, «deve fare la scelta di rispettare i suoi obblighi internazionali e tornare a partecipare a seri negoziati», ha aggiunto il Pentagono ribadendo con forza che il programma nucleare di Pyongyang è la vera minaccia per la sicurezza di tutto il Pacifico e non solo.



La Terza Guerra Mondiale non sarà ancora vicina, e speriamo non lo sia mai, ma proprio per volerla evitare (e per forti interessi economici nascosti) la Cina più di tutti di sta spendendo per provare a trovare una via di distensione tra le mire della Corea del Nord e la reazione provocatoria degli Stati Uniti. Questa mattina il presidente Xi Jinping ha chiamato di persona Donald Trump provando a riflettere insieme ancora una volta dopo la provocazione lanciata, stavolta solo a parole, da Kim Jong-un; «La Cina — ha detto poi alla televisione cinese il presidente di Pechino — si oppone decisamente alle azioni che violano le risoluzioni delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo speriamo che le parti interessate esercitino una certa moderazione per evitare l’escalation della situazione sulla penisola coreana». 



Proseguono le minacce in stile guerra mondiale dal regime di Nord Corea fino agli Usa e a tutti gli alleati nella missione anti-missilistica nucleare di Trump nel Pacifico. Le accuse e minacce arrivano dal portavoce del Quartier Generale della Commissione Speciale Nazionale per Appurare la Verità sui Crimini dei Soldati Statunitensi: «Le nostre forze rivoluzionarie sono in grado di combattere per affondare la portaerei americana a propulsione nucleare con un solo colpo», si legge sul comunicato diffuso dal giornale del Partito Comunista di Kim Jong-un. Ma non sono solo gli Stati Uniti a vedersi attaccati dalle mire nucleari del regime della Corea del Nord, «l’Australia potrebbe essere colpita da attacco nucleare, se continuerà a seguire ciecamente gli Usa», così pure per Corea del Sud e Giappone. La riposta a distanza degli alleati, con il ministro degli Esteri di Canberra, arriva immediata e prova a fissare il punto e obiettivi per evitare lo scontro totale: «La minaccia di Pyongyang evidenzia la necessita’ che il regime abbandoni le armi nucleari illegali e i programmi missilistici».

Se da un lato la Corea del Nord “avvisa” gli Usa di volerli “cancellare dalla faccia della Terra”, in un clima che sconfina tra la terza guerra mondiale e una sfida per la propaganda interna del regime, arriva l’insistita e convinta distensione invocata dalla Cina di Xi Jinping. «La Cina insiste sulla eliminazione della armi nucleari dalla penisola coreana e continuerà a premere per il riavvio del tavolo negoziale a Sei in stallo da fine 2008», ha detto ieri sera il ministro degli Esteri Wang Yi, presente ad un forum in Grecia. Il forte richiamo alla distensione per evitare uno scontro nucleare e potenzialmente devastante sul piano economico – il vero timore di Pechino – viene di nuovo promosso dalla Cina, che tramite l’alleanza con Trump prova a far desistere il regime di Pyongyang dalle mire nucleari. «Recentemente, le parole e le azioni di protesta o confronto sono state abbastanza, abbiamo bisogno di chiamare la pace e la ragione. La Cina non sarà influenzata dalle parole e continuerà a giocare il suo ruolo».