Nuovo colpo di scena nel caso di Tony Drago, il militare siciliano 25enne trovato senza vita nella caserma dei Lancieri di Montebello quasi tre anni fa. Aveva ragione sua madre: il giovane non si è ucciso, come inizialmente sostenuto dalla procura, gettandosi dal secondo piano della caserma Sabatini, il 6 luglio 2014. Dietro la sua morte ci sarebbe infatti una torbida storia di omicidio. Tony Drago, sul selciato dove è stato rinvenuto, sarebbe stato messo da qualcuno per simulare il suicidio. Prima la procura militare ed adesso anche quella ordinaria hanno aperto rispettivamente un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti. E’ quanto emerso oggi nella nuova puntata di Chi l’ha visto, nella striscia quotidiana. Un risultato che ha comportato una svolta clamorosa nel caso, lasciando cadere definitivamente la pista del suicidio. Per la morte del militare originario di Siracusa, in passato la procura di Roma aveva addirittura chiesto l’archiviazione del caso per suicidio. Grazie alla forte opposizione della famiglia, il gip aveva disposto altre indagini, tra cui una nuova perizia medico legale e una cinematica permettendo così di eseguire una simulazione della caduta.



Non solo la procura ordinaria, ma anche la procura militare aveva avviato un’indagine parallela per omicidio volontario per il caso di Tony Drago. Lo stesso procuratore militare Marco De Paolis, ai microfoni della trasmissione di Rai3, Chi l’ha visto, aveva asserito come la perizia medico legale e la cinematica, in assenza di testimoni, avrebbero rappresentato gli strumenti fondamentali per la soluzione dell’intricato caso. Nel fascicolo della procura militare, al momento non ci sarebbe alcun indagato. Ora però acquista ulteriore importanza anche la nuova posizione della procura romana che vede a capo il pm Alberto Galanti. Abbandonata la pista del suicidio viene ora sposata quella dell’omicidio volontario, alla quale si è giunti dopo l’incidente probatorio, come rivelato da Corriere.it. Dall’incidente sarebbe emerso infatti come la lesione alla schiena e le ferite alla testa riportate da Tony Drago, siano temporalmente successive una all’altra. Sin dall’inizio erano stati numerosi gli elementi che portavano a far ipotizzare il delitto: la posizione del corpo troppo composta, la schiena martoriata, la ricostruzione poco verosimile di Tony Drago nell’atto di gettarsi dal secondo piano in modalità non consone al suo stesso fisico. Stando a quanto emerso dagli avvocati della famiglia Drago, ecco invece cosa potrebbe essere accaduto: mentre il militare era costretto a fare delle flessioni, sarebbe stato colpito violentemente alla schiena creando una lesione alla colonna vertebrale e finito poi a colpi di uno “strumento con superficie ampia”, come una pala, che creò le lesioni alla testa.

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