Si sono concluse nella prima mattinata di ieri le operazioni per l’espianto degli organi del piccolo Giuseppe, il bambino lanciato dal padre per salvarlo dall’incendio scoppiato in casa. Alla fine la madre ha trovato la forza di dire sì: «Almeno permetterò a una parte di Giuseppe di continuare a vivere e aiuterò persone in difficoltà». E, infatti, cinque persone hanno ricevuto gli organi del bambino: l’équipe del centro trapianti di Genova ha prelevato fegato, reni e cornee, che sono stati poi distribuiti tra gli ospedali del capoluogo ligure e di Milano a giovani sotto i vent’anni.
Mamma Enza ha chiesto di incontrare il marito Alessio, che si trova in coma farmacologico e non sa ancora della morte del piccolo. Per salvare il figlio si era calato da una tubatura, ma per non scivolare aveva passato il piccolo ai primi soccorritori; qualcosa, però, è andato storto e Giuseppe è scivolato al suolo picchiando la testa, morendo dopo dodici ore di agonia. Il padre è precipitato a sua volta, mentre il salto della madre è stato attutito dalle corde di uno stendibiancheria. La donna, però, ha riportato diverse ferite e frattura. I medici vogliono approfondire nelle prossime ore i traumi alla colonna vertebrale.
I suoi fratelli, Antonino e Giuseppe Sansone, non vogliono sentir parlare di incidente: «Questo è un omicidio. Lo hanno ucciso quel bambino. Non si può lasciare una casa in quelle condizioni, distruggere una famiglia intera per poche centinaia di euro». Il riferimento è alle lettere inviate al padrone di casa nelle quali hanno denunciato l’inagibilità dell’appartamento e la mancata messa a norma dell’impianto elettrico e termico. Il funerale del bimbo è stato fissato per giovedì pomeriggio: il Comune, che proclamerà il lutto cittadino, si è offerto di pagare le spese, come riportato da Il Secolo XIX.