Il caso di Tony Drago, il militare 25enne trovato morto nel luglio del 2014, potrebbe avere molti aspetti con un altro giallo inquietante, quello relativo alla morte di Emanuele Scieri, chiamato da tutti Lele. A ribadire le somiglianze nei due casi (Scieri era un paracadutista anche lui siracusano trovato morto in circostanze misteriose il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa), è stata l’onorevole Sofia Amoddio, avvocato di Siracusa e membro della commissione Giustizia della Camera. La Amoddio si è espressa sulle pagine del settimanale specializzato in cronaca nera, Giallo, asserendo: “Nella morte di Tony Drago e quella di Emanuele Scieri ci sono delle coincidenze stupefacenti, che destano sconcerto e stupore”. A detta dell’onorevole, la morte dei due militari sarebbe accomunata da un unico filo conduttore: “Sono entrambi vittima del nonnismo”, ha aggiunto. Tante le similitudini riscontrate tra i due decessi, ancora oggi misteriosi, a partire dalla dinamica, assolutamente inverosimile ed identica nei due casi. “Subito dopo la tragedia i due militari sarebbero precipitati”, spiega l’avvocato siracusano. Eppure, non solo Tony Drago ma anche Emanuele Scieri erano ragazzi molto solari, pieni di vita e che mai si sarebbero potuti suicidare.



Resta un mistero la morte di Tony Drago, il giovane militare di appena 25 anni, originario di Siracusa ma in servizio presso la caserma Sabatini a Roma, trovato senza vita il 6 luglio di 2014. Un giallo che però negli ultimi giorni è stato scosso da una svolta attesa dalla famiglia del ragazzo e che con forza si era opposta alla tesi sostenuta dalla Procura di Roma, che aveva richiesto l’archiviazione del caso per suicidio. Tony Drago, secondo la pista iniziale, si sarebbe gettato dal secondo piano della caserma, arrivando sul selciato e perdendo così la vita. Una tesi che sembrava cozzare con il ritrovamento del cadavere e tutta una serie di elementi e che aveva per questo portato a nuove indagini realizzate parallelamente a quelle condotte dalla procura militare. Da alcuni giorni però, anche la procura ordinaria avrebbe deciso di aprire un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti, dopo i risultati della perizia disposta dal gip in sede di incidente probatorio. Un importantissimo passo in avanti verso la ricerca della verità su quanto accaduto al povero Tony Drago quasi tre anni fa e che rischiava di restare per sempre nell’ombra. E così, ora anche il pubblico ministero Alberto Galanti, inizialmente propenso a preferire la tesi del suicidio, ora avrebbe sposato la medesima teoria della procura militare, ovvero quella che mira alla ricerca dei colpevoli, tra i commilitoni del militare 25enne siciliano, ritenuti gli autori del brutale assassinio. E’ quanto emerge dal quotidiano Corriere.it, che pone l’accento sul clamoroso cambio di posizione a piazzale Clodio. In un primo momento la teoria iniziale era stata quella del suicidio di Tony Drago, sopraggiunto dopo le continue vessazioni a suo scapito, durate interi mesi e maturate in un clima di totale omertà e indifferenza da parte dei suoi superiori. Questo, secondo la procura, aveva spinto il giovane a togliersi la vita e portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 8 persone: l’ufficiale comandante Paolo Lorenzi, l’ufficiale d’ispezione Giampaolo Torcigliani, il sottoufficiale di picchetto Salvatore Adragna, il sergente di giornata Paolo Esposito, il comandante della guardia Giuseppe Zarbano, ed i militari quella notte al servizio, Daniele Marino, Roberto Cucuzza e Simone Lampis.



La verità su quanto avvenuto a Tony Drago, il 6 luglio di tre anni fa, però, potrebbe essere un’altra e decisamente più inquietante. E’ questo che ora sostiene la procura ordinaria di Roma, dopo aver aperto un fascicolo per omicidio volontario, seguendo così le medesima orme della procura militare. A portare ad un cambio di direzione sarebbe stato il risultato della perizia eseguita nell’ambito dell’incidente probatorio e che avrebbe illustrato anche la natura delle ferite riportate sul corpo del militare 25enne: le lesioni alla schiena e quelle alla testa sarebbero state inferte in due momenti successivi. Emerge così l’ipotesi terribile secondo la quale gli assassini di Tony Drago avrebbero voluto occultare una vessazione psicofisica poi finita in tragedia inscenando così un suicidio. Secondo la difesa della famiglia Drago, il giovane sarebbe stato costretto a compiere delle flessioni durante le quali sarebbe stato colpito alla schiena con estrema violenza provocando una lesione alla colonna vertebrale. Successivamente sarebbe stato finito con l’uso di “uno strumento con superficie ampia”, forse una pala, che provocò nel militare ucciso le lesioni al capo. A parlare del giallo, come rivela Leonardo.it, è stato anche il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, che ha fatto sapere come l’indagine sia attualmente in corso al fine di confermare l’azione omicidiaria e, in tal caso, la sua natura, colposa o dolosa. Quasi certamente quanto accaduto a scapito di Tony Drago potrebbe rientrare in una manifestazione di nonnismo, ma “Quella di nonnismo è semplicemente una delle varie ipotesi astrattamente possibili”, ha aggiunto De Paolis, lasciando così intendere altre possibili strade percorribili.

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