Non solo la pista del presunto fratellastro ma anche un’intercettazione risalente a due anni dopo l’omicidio di Yara Gambirasio potrebbe scagionare Massimo Bossetti, suo presunto assassino. A rivelarlo, come spiega BergamoNews, è il settimanale Oggi, alla vigilia dell’importante data del 30 giugno prossimo e che segnerà al tempo stesso l’inizio del processo d’Appello a carico del muratore di Mapello condannato all’ergastolo in primo grado. L’intercettazione in questione risale al 14 aprile 2012 e rientra negli atti d’inchiesta. In quel periodo gli inquirenti già sapevano che Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno, era il padre biologico di Ignoto 1, ed avevano già sentito i suoi parenti che si sono sempre rivelati molto collaborativi con la magistratura. La conversazione in questione avrebbe una durata di 29 minuti e vede protagonista la vedova di Guerinoni e la figlia. La donna confiderebbe alla figlia un tradimento del marito risalente a molti anni prima. “Mi disse: Laura scusami, ho fatto lo scemo”, avrebbe asserito la vedova. La risposta della figlia sembrerebbe confermare la sua conoscenza dei fatti ed in modo particolare del fatto che il padre donasse sperma a pagamento per delle inseminazioni artificiali. Un dettaglio, questo, che si ricollega alle parole della madre di Massimo Bossetti, Ester Arzuffi, la quale in tv nell’ambito di un’intervista, ipotizzò che forse Massimo e la sorella gemella potessero essere nati da una inseminazione artificiale avvenuta a sua insaputa.
A questo punto, la difesa di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, sembra essersele giocate davvero tutte. A quasi due mesi dall’inizio del Processo di Appello che si svolgerà presso il Tribunale di Brescia, il programma di Rete 4, Quarto Grado, riaccenderà i riflettori su quelle che sono le ultime mosse dei difensori del muratore di Mapello, condannato lo scorso primo luglio all’ergastolo, al termine del lungo processo di primo grado. Quello che sta per partire si preannuncia già da ora come un nuovo avvincente capitolo giudiziario attorno a uno dei casi di cronaca nera che più di altri ha coinvolto l’attenzione mediatica e l’opinione pubblica, quest’ultima nettamente spaccata in due. C’è infatti una buona fetta di italiani che, al pari dell’ampio pool difensivo e della sua famiglia crederebbe nell’innocenza sempre ribadita di Massimo Bossetti. Eppure, quel Dna rinvenuto sugli indumenti di Yara Gambirasio, attribuito inizialmente a Ignoto 1 e secondo l’accusa corrispondente proprio a Massimo Bossetti, avrebbe portato non solo al suo arresto ma anche alla sua condanna. Ora, quello stesso Dna definito “monco” dalla difesa dell’uomo potrebbe rappresentare la sua salvezza. Anche il nuovo processo di secondo grado, infatti, si giocherà nuovamente sull’argomento centrale e oggetto di controversie tra accusa e difesa già nel precedente procedimento giudiziario. Si tratta davvero del Dna dell’imputato? E’ questo che da mesi si domandano i legali difensori del presunto assassino della 13enne, e la risposta, a loro detta, potrebbe giungere solo in seguito ad una superperizia, fortemente chiesta anche dallo stesso imputato. La validità del Dna, dunque, sarà fortemente contestata in Appello dalla sua difesa, come ampiamente anticipato ed ora ribadito anche dal settimanale Oggi che, proprio in vista del prossimo 30 giugno, ha annunciato un possibile colpo di scena che potrebbe essere reso in aula, al cospetto dei giudici bresciani e che andrebbe di fatto a giustificare la richiesta della superperizia, sempre negata dalla Corte di Bergamo e relativa all’analisi degli indumenti della vittima dai quali è stato estrapolato il Dna di Ignoto 1 e che ha portato dritto a Massimo Bossetti.
La presunta esistenza di un suo fratellastro potrebbe definitivamente scagionare Massimo Bossetti dalle accuse di omicidio e occultamento di cadavere di Yara Gambirasio e che da quasi un anno gli sono costate una condanna all’ergastolo. Il primo grado, andato avanti per circa 40 controverse udienze, è ormai definitivamente archiviato e tutto sembra essere pronto in vista del secondo grado che si svolgerà di fronte alla Corte d’Assise di Appello di Brescia. Ma quale sarà la nuova mossa della difesa? Dopo la lettera scritta da Bossetti ai giudici e nei quali invocava di far luce una volta per tutte sul terribile delitto di Yara Gambirasio, chiedendo di non occultare le prove e di permettere la superperizia, e dopo la lettera a Papa Francesco da parte di Ester Arzuffi, è il momento della difesa dell’imputato che, come ribadisce FanPage.it citando Oggi, partirebbe da un quesito cardine: e se Ester Arzuffi non fosse la madre di Ignoto 1? Questo significherebbe che Ignoto 1 e Massimo Bossetti in realtà non sarebbero la medesima persona come invece sostenuto finora dall’accusa, ma forse fratellastri. Figli del medesimo padre ma di madri differenti. Ecco l’asso nella manica che potrebbe presto giocarsi la difesa del muratore, che continua a fare leva sul Dna ma ribaltando drasticamente quanto finora emerso e sostenuto nel corso del processo di primo grado. Quel profilo genetico, privo della parte mitocondriale, quindi della linea materna, si accinge ad essere nuovamente protagonista di una battaglia che si consumerà in aula a suon di ipotesi secondo alcuni inverosimili, secondo altri plausibili, nella speranza che non si perda il focus centrale dell’intera questione, ovvero verità e giustizia per Yara Gambirasio.