In presenza dei genitori di Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano ha chiesto scusa per quello che ha fatto quasi un anno fa, presentandosi per la prima volta in aula. Scuse che potrebbero ora salvarlo dalla pena massima dell’ergastolo chiesta dal pubblico ministero Fazi nella precedente udienza del 4 aprile. In quel momento, infatti, l’assassino reo confesso della 22enne romana, sua ex fidanzata, strangolata e poi data alle fiamme, non aveva ancora rivolto alcuna parola di perdono né di pentimento. Il 5 maggio sarà pronunciata l’attesissima sentenza e solo allora scopriremo se le argomentazioni della difesa, fortemente in contrasto con la pubblica accusa, saranno o meno prese in considerazione dal giudice. Quest’ultimo si esprimerà anche sulle richieste di risarcimento avanzate nelle scorse settimane dai legali della famiglia della 22enne uccisa. Come ricorda Affariitaliani.it, si tratta di 5,7 milioni di euro. Secondo il legale 1,5 milioni di euro, di cui 500 mila come provvisionale, spetterebbero solo alla madre di Sara. L’avvocato che assiste il padre della ragazza uccisa, aveva presentato di contro una richiesta danni pari a un milione di euro. Il giallo sarà affrontato questa sera nel corso della nuova puntata di Quarto Grado.
In vista della sentenza imminente e che potrebbe condannare all’ergastolo Vincenzo Paduano, assassino reo confesso di Sara Di Pietrantonio, la trasmissione Quarto Grado approfondirà con ospiti in studio la terribile vicenda. Uno dei casi di femminicidio più cruenti di fronte al quale le scuse tardive di Paduano potrebbero non bastare a evitargli il massimo della pena. Al termine dell’udienza, come rivela Leggo.it, i legali dell’uomo che ha strangolato e poi dato alle fiamme la 22enne romana, sua ex fidanzata, hanno evidenziato come lo stesso ex vigilante si sia assunto pienamente le proprie responsabilità sostenendo una tesi del tutto opposta a quella avanzata dall’accusa, ovvero smentendo la premeditazione, il reato di stalking e quello di distruzione di cadavere. Ad avere l’ultima parola su un caso che ha creato un enorme scandalo non solo nella Capitale, sarà il prossimo 5 maggio il gup Gaspare Sturzo, chiamato a pronunciare sulla sentenza di condanna a quasi un anno dall’uccisione brutale della giovane Sara Di Pietrantonio, rea solo di aver tentato di girare pagina e di mettere fine alla sua relazione ormai divenuta insostenibile soprattutto a causa dell’eccessiva gelosia dell’ex Vincenzo Paduano.
L’orribile omicidio di Sara Di Pietrantonio sarà affrontato questa sera nel corso della nuova puntata del programma di approfondimento giornalistico, Quarto Grado. Sara aveva 22 anni quando fu strangolata e poi data alle fiamme dal suo ex fidanzato, il 28enne vigilante Vincenzo Paduano. Tutto avvenne all’alba del 29 maggio dello scorso anno in via della Magliana, periferia romana. A distanza di quasi un anno, il prossimo 5 maggio, è attesa la sentenza che stabilirà se condannare Paduano all’ergastolo – come richiesto dalla pubblica accusa – o meno. La Procura di Roma, infatti, nelle passate settimane aveva chiesto a carico di Vincenzo Paduano la condanna al carcere a vita, sottolineando tra gli altri indizi pesantissimi a carico del giovane anche l’assenza della richiesta di perdono per quanto compiuto un anno fa. Nella mattina dello scorso mercoledì, nell’ambito della nuova udienza che anticipa la sentenza, un po’ a sorpresa e piuttosto tardivamente sono giunte le scuse da parte di Vincenzo: “Chiedo scusa anche se so che non sarò perdonato. Ci tenevo a farlo di persona. Non chiedo sconti di pena”, ha dichiarato di fronte ai giudici ed ai genitori di Sara Di Pietrantonio l’ex vigilante. Paduano si è presentato in aula per la prima volta, come reso noto dall’edizione romana di FanPage.it e lo ha fatto per chiedere perdono ma al tempo stesso per ribadire la sua totale responsabilità per quanto accaduto. Anche alla luce della confessione dell’omicidio della 22enne, la difesa del giovane ha chiesto ai giudici che venga tenuto conto di ciò e che vengano valutate “le attenuanti generiche senza le aggravanti”. Gli stessi avvocati hanno poi smentito l’azione di stalking da parte del proprio assistito nei confronti della vittima così come il reato di distruzione di cadavere che gli è stato contestato, adducendo come giustificazione il fatto che “il corpo aveva solo delle ustioni”.
Ergastolo: è questa la richiesta avanzata a carico di Vincenzo Paduano, assassino reo confesso di Sara Di Pietrantonio, da parte del pubblico ministero Maria Gabriella Fazi. I reati contestati al giovane romano 28enne sono gravissimi e vanno dall’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili e abbietti motivi, agli atti persecutori, e ancora stalking, incendio e occultamento di cadavere. Nell’ultima udienza che precede la sentenza, fissata al prossimo 5 maggio, Paduano per la prima volta si è presentato in aula ed ha rotto il silenzio, giocandosi la carta delle scuse. Troppo tardive per alcuni, poco credibili per altri. E così ciò che resta della terribile vicenda che ha scosso la Capitale quasi un anno fa, è l’ombra di un terribile femminicidio nel quale a morire fu ancora una volta una giovane donna, con la sola “colpa” di aver deciso di interrompere una relazione destinata a non poter più proseguire. L’eccessiva gelosia in seguito alla nuova relazione di Sara Di Pietrantonio sarebbe alla base dell’orribile delitto. Secondo l’accusa, stando a quanto rivelato da Repubblica.it, Vincenzo Paduano aveva pedinato per sette lunghi giorni la 22enne, a sua insaputa. La tesi dello stalking, dunque, emerge anche dai dati del Gps, lo stesso che inchiodò Vincenzo Paduano il giorno del delitto di Sara. L’abitazione della giovane e quella del nuovo fidanzato rientravano nei percorsi che Paduano aveva compiuto in auto, quasi in modo ossessivo, una settimana prima di decidere di mettere per sempre fine alla vita della 22enne romana. Poi le minacce scritte alla Di Pietrantonio e i tentativi di dare fuoco all’auto del nuovo ragazzo, appena 24 ore prima dell’omicidio. Un delitto forse preannunciato e di fronte al quale le scuse, giunte a distanza di un anno, non riescono a sovrastare l’enorme dolore ancora vivo della famiglia Di Pietrantonio.