Un’analisi che resta molto difficile da compiere a livello mondiale, visto che i dati e gli accessi ai database nazionali sui casi di suicidio assistito e presunta eutanasia è pressoché impossibile: acquisisce però importanza lo studio condotto dall’Oregon Public Health Division (rielaborati in Italia dal portale True Numbers) rispetto ai tanti casi di suicidio assistito nello stato dell’Oregon, uno dei tanti in America dove la pratica è legale, come del resto in altri Stati europei (in Italia è invece vietato). Ebbene, tema molto delicato e assai difficile da “ridurre” a mere statistiche, i numeri condotti in questo studio mostrano un’analisi piuttosto strana: in sostanza si scopre che nella stragrande maggioranza di casi di eutanasia in Oregon, si tratta di persone “bianche”, il 93,1% nel 2015 (122 su 132 totali) e il numero cresce se si guarda il largo periodo, 1998-2015 con il 97,1% dei casi di suicidio assistito nello stato americano. Tutte le altre etnie presenti in Oregon – che va detto ha l’86% della popolazione bianca – non accedono e non dimostrano la medesima “scelta” fatta dai concittadini bianchi: 3,1% asiatici, ispanici al 3,1% e afroamericani ancora più in basso nella classifica con solo l’1,6% dei casi di suicidio assistito su tutto il territorio dell’Oregon.



Un dato e uno studio assai interessante che mostra come in uno stato benestante ma tutto sommato “in media” con gli altri stati d’America, la scelta di far terminare la propria vita con il sussidio medico e l’eutanasia legalizzata sia principalmente di origine bianca. Che si tratti di motivi economici – le spese da intraprendere per il suicidio assistito non sono certo basse – o di motivi culturali e ancor di più religiosi, resta il fatto: togliersi la vita sotto la protezione dello Stato è una pratica che le varie etnie americane di minoranza magari molto più povere e con problemi maggiori rispetto alla media della popolazione “bianca”, tendenzialmente rifiutano o non prendono neppure in considerazione. La conclusioni sono tutte da trarre e gli anni a venire, con il crescere del fenomeno anche qui in Europa potranno magari avere una valenza anche per i casi europei; ma di certo, le varie minoranze che decidono di non effettuare suicidio assistiti non è che non avranno malattie, crisi o depressioni di ogni sorta. Eppure non scelgono tale via: casualità o differenza “culturale-religiosa”? 

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