Niente sale nelle mense degli asili nidi di Milano e scoppia la protesta dei genitori: i loro figli rispediscono i piatti piani nelle cucine, quindi non toccano cibo. Due terzi degli iscritti all’istituto Palletta, ad esempio, hanno rimandato tutto indietro, perché la pasta e il riso erano insipidi. Il caso è scoppiato in seguito ad una direttiva dell’Ats, ex Asl, adottata dalla partecipata del Comune, Milano Ristorazione: vieta l’utilizzo del dado e del sale nella prima infanzia per abituare i bambini al gusto naturale degli alimenti e ridurre la propensione verso cibi troppo salati. Per insaporire le pietanze si consiglia l’uso di erbe aromatiche. Ai bambini vengono allora proposti, ad esempio, pasta con rosmarino e salvia, merluzzo condito con prezzemolo, pasta col pomodoro condita solo con basilico. Al massimo viene data una spolverata di parmigiano e formaggio.



Evidentemente ciò non soddisfa i palati dei bambini. La rivoluzione salutista ha sorpreso le famiglie, secondo cui l’assenza del sale andrebbe compensata oppure va rimesso in alcuni casi, come nell’acqua in cui bolle la pasta. Per Raffaella Crema, coordinatrice della rappresentanza cittadina della commissione mensa, si tratta solo di un problema di comunicazione: «È evidente che c’è un progetto di rieducazione alimentare studiato da tempo, di cui gli utenti non sono stati messi al corrente». Fabrizio De Pasquale, consigliere comunale di Forza Italia, considera giusta la decisione dal punto di vista scientifico, ma intanto raccoglie le lamentele dei genitori e propone di rivedere il menu: «Le ricette non sono state modificate in modo da salvaguardare il gusto. Non c’è bisogno di essere Cracco per capire che ci vogliono dei compensativi, più spezie ad esempio. Il Comune pensa solo alla conformità dei procedimenti e non al sapore dei cibi che arrivano ai bambini». 

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