In un clima internazionale sempre più teso, nel timore dello scoppio di una terza guerra mondiale, si fa avanti per la prima volta una testimone dei campi di concentramento nordcoreani. La donna rivela quanto accade nelle zone di tortura, un racconto raccapricciante affidato alla penna del Daily Mail da Lim Hye-jin. Un’ex guardia che ha prestato servizio presso i campi della Corea del Nord quando aveva appena 20 anni, ma che a distanza di tempo non riesce a cancellare le terribili scene a cui ha assitito. “Venivamo addestrati a non provare nessun tipo di empatia verso i prigionieri”, riporta Il Corriere della Sera. Riferisce anche le azioni al limite dell’umanità delle guardie del campo, che hanno rinchiuso nel campo 12, a breve distanza dal confine con la Cina, circa 10 mila persone. Tutti criminali comuni, ma anche prigionieri politici. Due fratelli in particolare, racconta ancora Lim Hye-jiin, erano riusciti a scappare, ma sono stati rintracciati in Cina e riportati al campo. Qui, sono stati decapitati di fronte a tutti “poi hanno ordinato agli altri prigionieri di tirare delle pietre contro i corpi”. [Aggiornamento a cura di Morgan K. Barraco]



Sono importanti le parole filtrate questo pomeriggio da Washington, tramite il consigliere del Presidente Usa per la sicurezza razionale Herbert Mcmaster, che assicura come lo scudo antimissile costruito in Sud Corea – gli alleati contro il regime comunista di Kim Jong-un – sarà pagato interamente dagli Usa, dopo le polemiche scoppiate lo scorso giorno a Seul tra le varie fasce della popolazione. «Le recenti dichiarazioni del presidente Trump sono state fatte in un contesto generale, indotte dalle aspettative della popolazione americana riguardo la spesa per la difesa degli alleati», sono le parole del consigliere Usa al telefono con l’omologo di Seul, Kim Kwan Chzinom. Le spese saranno dunque a carico di Trump, nonostante la minaccia lanciata all’alleato la scorsa settimana per eventuali mire espansionistiche degli Usa sul territorio coreano. Il THAAD che servirà a difendersi contro eventuali attacchi nucleari missilistici di Pyongyang costa circa un miliardo e da quanto quindi esce oggi dalla Casa Bianca ci sono notevoli passai avanti di ammorbidimento del presidente rispetto agli alleati. Evidentemente, l’importanza della posta in palio vede gli Stati Uniti tentare di stringere l’accodo più stretto possibile con Corea del Sud, Giappone e Cina.



La terza guerra mondiale al momento viene “congelata”. Forse. Dopo i primi 100 giorni da presidente Usa, Donald Trump alla Cbs ha raccontato le ultime novità sul fronte Corea del Nord dopo l’ultimo lancio missilistico fallito da Pyongyang ieri mattina, che non ha certo migliorato la tensione e i rapporti tra le due potenze ora nel Pacifico. Per il presidente della Casa Bianca, «se faranno un altro test nucleare di certo non sarò contento. E posso dirvi che credo che neppure il presidente cinese, che è un uomo molto rispettato, sarà felice», glissa quasi un insolitamente calmo Donald Trump. Propaganda? Tattica strategica? Molto probabile, anche perché quanto la domanda precisa punta sulla possibilità di un conflitto nucleare contro il regime di Kim Jong-un, la sua risposta è comunque vaga, ««non lo so, vedremo». Trump ha ricordato come la Cina sia ancora il fattore decisivo della tensione, con un ruolo molto attivo nel cercare di evitare lo scontro: «Ho avuto un buon incontro con il presidente Xi, abbiamo parlato ore e ore, è una brava persona. Hanno un grande potere ma per loro non è una situazione facile», ha raccontato Trump in un comizio in Pennsylvania, festeggiando i suoi primi cento travagliati giorni alla Casa Bianca.



Potrebbe essere un test missilistico fallito da parte della Corea del Nord la miccia in grado di dare il via alla Terza Guerra Mondiale. Gli Usa, attraverso il presidente Trump, hanno infatti condannato l’ennesima provocazione di Pyongyang, che nella notte ha lanciato un vettore balistico di medio raggio del tipo Kn-17 esploso in volo prima di completare il suo viaggio. Secondo quanto dichiarato dal capo di stato maggiore interforze di Seul, citato dall’agenzia Yonhap e ripreso da La Repubblica, “la Corea del Nord ha lanciato un missile non identificato da un sito nelle vicinanze di Bukchang, nella provincia meridionale di Pyongyang, in direzione nord-est alle 5:30 di oggi”. A detta della rete CNBC, che cita fonti provenienti dal Pentagono, il missile in questione, una versione dello Scud russo modificata e non propriamente all’avanguardia, avrebbe avuto la capacità di colpire Seul, la capitale della Corea del Sud distante soltanto 60 km dal confine nordcoreano. Il presidente americano Donald Trump, su Twitter, ha così commentato il test missilistico:”La Corea del nord ha mancato di rispetto agli auspici della Cina e al suo altamente rispettato presidente lanciando oggi, anche se senza successo, un missile. Male!”. In precedenza era stato il comando militare Usa nel Pacifico a chiarire che il vettore, che secondo alcune fonti avrebbe dovuto finire in mare per simulare l’abbattimento di una nave, non è mai uscito dal territorio della Corea del Nord e non ha rappresentato una minaccia per la sicurezza americana. (agg. di Dario D’Angelo)

-Lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale, viste le tensioni crescenti tra Usa e Corea del Nord, non è un’ipotesi da sottovalutare. Lo sanno bene in Giappone, dove il sistema dei trasporti della metropolitana di Tokyo alle 6:07 di questa mattina, appresa la notizia del lancio di un missile da parte di Pyongyang, per la prima volta si è visto costretto a interrompere i servizi per 10 minuti; una misura precauzionale del tutto simile a quella adottata dal servizio dei treni veloci Shinkansen fermatisi, come riportato dall’Ansa, lungo il versante occidentale dell’arcipelago, nella prefettura di Ishikawa. In ogni caso il paese del Sol Levante non ha alcuna intenzione di lasciarsi intimidire dal regime di Kim Jong-un: per questo motivo il capo di Gabinetto Yoshihide Suga in conferenza stampa ha dichiarato che il Giappone è “preparato a rispondere a ulteriori provocazioni della Corea del Nord”. Lo stato d’allerta, che aveva portato i ministri del governo nipponico a riunirsi nella sede del Consiglio nazionale di sicurezza, rimane elevato in tutta la nazione, che comunque – fanno sapere dall’esecutivo – continuerà ad essere tenuta informata sugli sviluppi della crisi. (agg. di Dario D’Angelo)

Non abbassa i toni, anzi, fa l’esatto contrario la Corea del Nord in ormai totale attacco (per ora solo a parole) contro gli Stati Uniti e la Corea del Sud: con un editoriale sul giornale del regime, il Rodong Sinmun, il regime di Pyongyang promette fuoco e fiamme contro le potenze degli invasori. «Pyongyang possiede ora la volontà e le capacità di rispondere a ogni tipo di guerra. Se Usa e Corea del Sud continuano la preparazione incauta di un attacco preventivo, il Nord ne lancerà uno senza preavvisi per punizione trasformando le loro terre in inferni ardenti», riporta questa mattina la traduzione l’Huffington Post. Alle minacce e provocazioni del regime, gli Usa hanno risposto con l’invio a maggiore distensione, salvo la promessa della Nord Corea di dismettere le attività nucleari, cosa che come si può evincere è assolutamente fuori dai piani di Kim Jong-un. La Cina è preoccupata e chiama a raccolta anche l’Onu per provare a trovare un accordo che al momento sembra molto lontano dall’accadere.

Trump se la prende con la Nord Corea e si arriva quasi alla Terza Guerra Mondiale, ma non è che negli ultimi giorni i rapporti con la Sud Corea siano particolarmente positivo, anche se rappresentano ad oggi il vero motivo ufficiale secondo cui gli Usa hanno mandato navi e aerei nel Pacifico per “difendere l’alleato dal tentativo di invasione e attacco missilistico del regime di Pyongyang”. Nella famosa intervista con cui ieri Trump ha confessato il forte rischio di un prossimo conflitto mondiale nucleare, il presidente Usa ha aggiunto «la Corea del Sud dovrà risarcire il sistema antimissile Thaad installato per far fronte alle minacce di Pyongyang». Secondo il primo inquilino della Casa Bianca il governo di Seul dovrebbe pagare un sistema da circa un miliardo di dollari, «E’ fenomenale, distrugge missili direttamente in cielo». Ma il governo sudcoreano ha già fatto avanzato un sonoro “due di picche” citando il non più tanto recente trattato di sicurezza – risale alla Guerra di Corea del 1950-53 – «non ci sono cambiamenti nelle clausole di base». Quel trattato prevede circa 28mila soldati americani dispiegati a difesa dell’alleato contro la vicina Corea del Nord: «secondo il governo di Seul, l’installazione del sistema antimissile è da considerare parte di questo patto», riporta il focus di Tg Com24.