Si accorcia sempre di più l’attesa in vista del nuovo processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Non solo la sua difesa ma anche lo stesso imputato chiede possa essere fatta la superperizia sul Dna. L’unico modo, a sua detta, per dimostrare la totale estraneità rispetto alla terribile vicenda che si è consumata ormai quasi sette anni fa. Per tale ragione Bossetti, dal carcere di Bergamo ha voluto lanciare l’ennesimo appello, questa volta rivolgendosi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia, affinché possa essere presa in considerazione la sua richiesta: “Signori giudici col cuore in mano vi sto parlando, se tenete alla vita di una persona e nel rispetto, nell’amore dei suoi figli, per favore non oscuratevi anche voi dalla realtà di fronte alla verità, datemi l’opportunità di una vera giustizia”, ha scritto in una lettera resa nota dalla trasmissione Quarto Grado. La speranza di Massimo Bossetti, dunque, è che i giudici possano avere il coraggio di far luce su una vicenda che racchiude ancora un enorme “lato oscuro”, fino a giungere ad una vera giustizia e a far luce una volta per tutte sulla sua “totale innocenza”.



Massimo Bossetti sfodera la sua ultima carta alla vigilia del processo d’Appello che lo vedrà protagonista dal prossimo 30 giugno. Il presunto assassino di Yara Gambirasio, nei giorni scorsi ha scritto una lettera rivolta ai giudici bresciani spronandoli a cercare il vero assassino della 13enne uccisa a Brembate. Il nome della vittima, come rivela Il Giorno online, ritorna per ben tre volte nella missiva scritta dal muratore di Mapello condannato in primo grado all’ergastolo. Bossetti ha ricordato come la società italiana sia alla ricerca della verità su questo terribile caso. “Se non volete farlo per me facciamolo tutti per Yara”, scrive Massimo Bossetti, l’uomo che per i giudici di Bergamo è l’assassino della ragazzina. “La povera Yara, l’angelo di tutti noi che malvagiamente, sadicamente, è stata strappata dalla sua innocente quotidianità privandola di tutto quello che lei amava e a distanza di anni, lunghi anni ancora oggi lassù aspetta il suo dovuto riposo in pace”, ha aggiunto l’imputato. Il nome della vittima ritorna nuovamente allorché l’imputato torna ad augurarsi che possa esser fatta luce sulla sua morte: “Lo si deve a Yara e anche a tutti noi, che abbiamo trepidato per la sua sorte”.



Alla vigilia del primo anno dalla condanna all’ergastolo, Massimo Bossetti si prepara a tornare in aula, questa volta al cospetto dei giudici bresciani, in vista dell’inizio del processo di Appello. Il muratore di Mapello, accusato di essere l’assassino della piccola Yara Gambirasio e per questo condannato in primo grado alla pena del carcere a vita dai giudici di Bergamo, non si arrende ed anche in vista del secondo grado ha tutta l’intenzione di dimostrare la sua innocenza. La difesa dell’imputato ha le medesime intenzioni e tenterà nel modo più deciso possibile di ribaltare le sorti del proprio assistito, dimostrando la sua totale estraneità rispetto alle gravissime accuse che gli sono state mosse in questi anni. In attesa dell’avvio del processo d’Appello che partirà il 30 giugno prossimo e che potrebbe avere una durata più o meno lunga a seconda della decisione della Corte di concedere o meno una superperizia sul Dna, Massimo Bossetti ha rotto nuovamente il silenzio. Lo ha fatto con un appello rivolto ai giudici bresciani e contenuto in una lettera, resa pubblica dal programma Quarto Grado e ripresa dal quotidiano Il Giorno nella sua edizione online. La richiesta insistente è sempre rivolta alla superperizia voluta fortemente da Massimo Bossetti al fine di dimostrare di non essere lui il vero assassino di Yara Gambirasio. Il Dna, ricordiamolo, è stato l’argomento centrale – nonché la “prova regina” – nel corso del processo di primo grado e una superperizia, secondo la difesa del muratore, potrebbe cambiare le carte in tavola e capovolgere drasticamente la posizione dell’imputato. “Non insabbiate prove tangibili sotto gli occhi di tutti, concedete la visione dei reperti in possesso delle autorità, fate effettuare una superperizia”: sono queste le principali richieste avanzate da Massimo Bossetti nella sua missiva. La speranza dell’uomo condannato all’ergastolo per l’atroce delitto di Yara Gambirasio è quella di riuscire a far luce una volta per tutte sull’intera vicenda. “In me c’è tanta sofferenza, la sofferenza pura di chi si interroga e non trova risposte se non altro dolore”, ha aggiunto Bossetti. In merito alla superperizia, la richiesta è quella di affidarla ad analisti neutrali, che non siano né dell’accusa né della difesa, “ma imparziali, affinché si possa fugare ogni ombra di dubbio e garantirvi la certezza nella mia innocenza ed estraneità ai fatti”. Il presunto assassino di Yara Gambirasio non ha nascosto l’importanza della verità su uno dei casi di cronaca nera ne ha letteralmente spaccato in due l’opinione pubblica, riferendo ai giudici la sua lotta continua per se stesso e per la sua libertà attualmente negata, ma anche per la sua persona di marito, padre e figlio, “infangata, denigrata, insultata, istigata addirittura nel confessare falsità, maltrattata in tutti i modi possibili”. Una richiesta disperata, dunque, ma anche un’ultima mossa importantissima prima dell’inizio del secondo capitolo giudiziario che lo vede protagonista e che potrebbe realmente riservare importanti colpi di scena.

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