Si torna a parlare di Raffaello Bucci, l’ex ultrà della Juventus, suicidatosi lo scorso 7 luglio, dopo essersi gettato da un viadotto a Fossano. Ora il suo caso si allarga e va a coinvolgere anche i servizi segreti, che lo avevano ingaggiato quando era un capo ultrà bianconero per il suo ruolo di collegamento tra tifosi e società. La conferma, come rivela Repubblica.it, arriva da un dipendente dell’Agenzia informazioni e sicurezza, il quale dopo il suicidio di Bucci aveva asserito, ai pm di Torino: “Avevo un rapporto fiduciario con lui, stante il mio impegno in Aise, dal 2010 al giugno 2015, anche se mantenne i miei recapiti”. Era il 6 luglio dello scorso anno quando l’ex ultrà della Juventus veniva ascoltato dai pm che indagavano sui rapporti tra tifoseria e criminalità organizzata in riferimento al business del bagarinaggio. Secondo la procura, l’elemento di raccordo tra ultrà pericolosi e ‘ndrangheta era rappresentato da Rocco Dominello, del quale chiesero conto proprio a Bucci. Un colloquio che sconvolse non poco l’ex capo ultrà bianconero. Una preoccupazione che venne a galla proprio dalla “spia” che agli inquirenti ha rivelato le preoccupazioni di Raffaello per l’inchiesta in corso. La spia in questione, per motivi di sicurezza rimane anonima. Il suo compito era trovare collaboratori dei servizi segreti e gestirli: “Avevamo un rapporto senza intermediari per l’infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve”, aveva spiegato.
Stando al racconto della spia ai pm, Raffaello Bucci gli rivelò alcune informazioni che portarono nel 2013 ad un appunto trasmesso poi ai carabinieri sul gruppo “Gobbi” e relativo ad un interesse degli Ursini, storica famiglia ‘ndranghetista di Torino. “Quando mi raccontò questa cosa dei Gobbi non mi parlò direttamente di Rocco Dominello”, ha proseguito, sebbene poi riuscì comunque a giungere al suo nome. Dopo gli arresti del primo luglio, come rivela Il Fatto Quotidiano, Bucci si era ricolto all’agente dell’Aise dimostrandogli non poca preoccupazione soprattutto per il rischio di perdere il suo posto in Juventus, al quale teneva particolarmente. “Era agitato, ma l’ho rassicurato. Viste le modalità non era certamente indagato”, ha aggiunto la spia. Il giorno successivo al suo interrogatorio in procura e dal quale uscì molto turbato, Raffaello Bucci si tolse la vita: dal 7 luglio ci fu quindi un vero e proprio black-out che rese poi complicato ricostruire le ore precedenti al suo gesto, le conversazioni ed i motivi stessi del suicidio.