Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, in questi mesi di immenso dolore dopo il suicidio della figlia, ha spesso puntato il dito contro i magistrati che hanno portato avanti le indagini sulla sua morte. Questa sera la trasmissione Le Iene Show raccoglierà ancora una volta il suo appello. Nel frattempo, sono fortissime le parole che la donna aveva dichiarato anche in passato, riprese da Blitz Quotidiano: Maria Teresa non si spiega ancora perché il pm Melito non abbia mai sequestrato i cellulari dei cinque ragazzi per i quali è stata disposta l’archiviazione ed ai quali Tiziana aveva inviato i video: “Per me è inspiegabile”, aveva commentato la madre. “Forse, se fosse stata sua figlia, l’avrebbe fatto subito; ho anche pensato che tra i cinque denunciati vi potesse essere qualcuno che contava, perciò le indagini non sono andate avanti”, aveva ancora aggiunto la donna. A sua detta, anche la decisione del giudice che lo scorso agosto aveva condannato la figlia al pagamento delle spese del procedimento contro Facebook e altri social fu determinante nella decisione della Cantone di suicidarsi. “E’ come se Tiziana avesse voluto lanciare un ultimo disperato segnale, con il quale richiamare l’attenzione di tutti su una situazione che non riusciva più a gestire, dopo aver subito insulti e attacchi da ogni parte”, ha sempre asserito Maria Teresa Giglio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



La trasmissione di Italia 1, Le Iene Show, questa sera darà spazio ad una vicenda di cronaca che ha fatto molto discutere. Si tratta del caso di Tiziana Cantone, 31enne di Mugnano di Napoli che lo scorso 13 settembre ha deciso di togliersi la vita a causa della forte umiliazione in seguito alla diffusione sul web di alcuni video hard che la vedevano protagonista. In seguito alla decisione del Gip di Napoli, che ha disposto l’archiviazione per le cinque persone indagate per diffamazione in riferimento ad un procedimento che era stato avviato proprio dalla stessa Tiziana prima del suicidio, a parlare sarà nuovamente la madre Maria Teresa Giglio, che da mesi si batte affinché possa riabilitare l’immagine dell’amata figlia ed avere finalmente giustizia. Di recente la donna si era sfogata nuovamente ed aveva destinato parole dure agli inquirenti, denunciando l’attività investigativa portata avanti e definita “minima”. La madre di Tiziana Cantone, al settimanale Oggi aveva dichiarato: “Le carte processuali lo dimostrano: l’attività investigativa è stata minima, di questi signori non hanno mai acquisito nemmeno i tabulati telefonici”. Al medesimo settimanale la donna aveva rivelato come proprio Tiziana aveva indicato i cinque giovani: “Fu Tiziana a dirmi che erano stati loro. E lo disse anche ai magistrati. Certo, le accuse vanno dimostrate, ma per dimostrarle bisogna indagare”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

La madre di Tiziana Cantone, Teresa Giglio, continua a chiedere giustizia e che si arrivi alla verità per la morte della figlia. Secondo la donna, infatti, gli inquirenti non avrebbero fatto indagini approfondite sui cinque ragazzi denunciati dalla stessa Tiziana Cantone. L’evento risale al 2015 ed ora i giudici vorrebbero procedere con l’archiviazione delle accuse. Questa sera, domenica 30 aprile 2017, Le Iene Show intervisteranno Teresa Giglio per ripercorrere l’intera vincenda che ha portato alla morte di Tiziana Cantone. “Il momento peggiore è la notte”, aveva rivelato a Oggi, “per prendere sonno abbraccio il suo vestito”. 

L’archiviazione del gip sul caso di Tiziana Cantone dimostrerebbe la colpa degli stessi magistrati. E’ questa l’opinione della madre della ragaza, che ha rischiato una querela da parte del pm Alessandro Milita, il primo ad avviare le indagini, contro cui Teresa Giglio si era scagliata particolarmente. I cinque ragazzi indagati per diffamazione sono stati scagionati dalle accuse, secondo quanto appurato dal giudice Tommaso Perrella. I cinque ragazzi, così come il padre di uno di loro, erano finiti all’interno dell’inchiesta per via dei video hot che vedevano la 31enne protagonista e diffusi in rete. La Procura di Napoli aveva chiesto l’archiviazione già lo scorso novembre.