Il racconto shock di Riccardo, uno dei pochi che ha provato a salvare Emanuele Morganti dall’assedio del branco ad Alatri, prima che venisse ucciso a sprangate, è andato in onda a Pomeriggio Cinque:”Stavamo sentendo un po’ di musica e affianco a Emanuele c’era un ragazzo ubriaco che discuteva con la barista, che dava continuamente botte e spintoni ad Emanuele senza motivo. Ad un certo punto Emanuele gli dice basta, mi hai rotto. Poi gli sono piombati addosso in 15/20, abbiamo provato ad aiutarlo, lui provava a scappare ma non c’è riuscito. Ho provato a liberarlo ma erano tutti sopra di lui, poi non l’ho visto più”. A Barbara D’Urso, che ha chiesto all’amico di Emanuele il perché di quest’aggressione, il giovane ha risposto:”Per quale motivo? Volevano farsi vedere che loro erano i più forti, i più grandi. La gente che si è messa in mezzo si è messa sopra solo per menare Emanuele: non sapevano neanche il perché, lo hanno fatto senza alcun motivo, senza alcuna ragione. Io spero solo che la giustizia venga fatta: chi gli ha dato anche solo uno schiaffo deve pagare come chi gli ha dato l’ultimo cazzotto”. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Tensione altissima ad Alatri dopo il pestaggio a colpi di spranga costato la vita ad Emanuele Morganti, il 20enne vittima del branco mentre si trovava nel locale Miro insieme alla fidanzata Ketti. Il pericolo di ritorsioni nei confronti delle famiglie dei soggetti in stato di fermo dopo l’omicidio di Emanuele è talmente elevato da aver convinto le forze dell’ordine a sequestrare tutti i fucili ai parenti, agli amici e ai conoscenti della vittima. Un ritiro precauzionale di cui da conto Il Messaggero, sottolineando come misure di questo tipo vengano adottate anche in situazioni più banali come liti condominiali, e a maggior ragione visto il clima respirato in questi giorni ad Alatri. Come riferisce Il Fatto Quotidiano, ronde davanti alle abitazioni dei due presunti assassini, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, sono cominciate già nelle ore successive agli arresti. A questo bisogna aggiungere le minacce subite dall’avvocato Giampiero Vellucci, legale di due dei quattro buttafuori finiti sotto indagine, e del suo collega Tony Ceccarelli, che proprio temendo ritorsioni ha lasciato la difesa di Castagnacci. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Il giorno dei funerali di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso a sprangate dal branco ad Alatri, su Facebook era stata creata una pagina di insulti, inserita nella categoria “Animali”, nella quale il giovane veniva definito “drogato e spacciatore”. Accuse infamanti, a cui vanno ad aggiungersi le parole di un post che ha suscitato sdegno fra gli amici e i familiari di Emanuele:”Emanuele Morganti era uno spacciatore che vendeva la droga ai minorenni. Non era una bella persona…e probabilmente la sua fine è legata a qualche faccenda di droga”. Venuta a conoscenza dell’esistenza della pagina Facebook, la Polizia Postale, come riportato da Roma Fanpage, ha provveduto alla chiusura del profilo, che aveva anche racimolato alcuni likes dagli utenti del social network. L’ennesimo episodio da condannare in una vicenda che anche a distanza di giorni non manca di far inorridire e che ancora oggi appare nebulosa e in attesa di soluzione. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Qualcuno sta nascondendo informazioni importanti sulla morte di Emanuele Morganti? Il sospetto delle autorità è che sia proprio così, a causa di alcuni biglietti apparsi sulla porta d’ingresso del Mirò, la discoteca di fronte a cui è stato ucciso il giovane. Un biglietto in particolare invita quel qualcuno a presentarsi alla magistratura e a non attendere che siano le indagini a rivelare quanto si nasconderebbe nel buio delle stradine di Alatri. L’accusa di omertà è viaggiata veloce lungo i binari di internet fin dalle prime ore successive al delitto di Emanuele Morganti, un punto su cui diversi cittadini stanno esprimendo la propria contrarietà. Anche il Sindaco, Giuseppe Morini, ha ribadito a Quinta Colonna come in realtà gli investigatori abbiano potuto proseguire in tempo record nelle ricerche solo grazie alle segnalazioni dei cittadini. Gli hashtag #ChiSaParl e #Giustizia sono stati lanciati su Twitter nelle ore successive al delitto, nel tentativo di smuovere le coscienze. Qualcuno potrebbe inoltre aver ripreso il pestaggio e gli aggressori di Emanuele Morganti, grazie all’uso – e spesso abuso – di smartphone e cellulari.
Intanto si espone il padre di Mario Castagnacci, che assieme a Paolo Palmisani è stato individuato come possibile responsabile dell’omicidio di Emanuele Morganti. Franco Castagnacci, infatti, vorrebbe presentarsi spontaneamente alle autorità per dare la sua versione dei fatti sulla tragedia e stabilire quale sia stato il suo ruolo su quanto è successo. L’avvocato Marilena Colagiacomo ha depositato già ieri mattina, sottolinea Ciociaria Oggi, un’istanza perché il suo assistito venga sottoposto ad interrogatorio. In un video, un’esclusiva del quotidiano locale, il legale avrebbe confermato che il 50enne era presente sulla scena del crimine al momento del pestaggio, ma che non ha alcun coinvolgimento attivo nella tragedia. In base alle parole di Franco Castagnacci, avrebbe anzi cercato di difendere Emanuele Morganti dal pestaggio, ma a sua volta è stato colpito dagli aggressori più volte.