Papa Francesco rappresenta e ha rappresentanti un cambiamento importante all’interno della Chiesa Cattolica: gesti, rapporto con i media, comunicazione della fede e scelte in Vaticano, e molto altro ancora. Bergoglio in quattro anni di pontificato ha significato molto e passerà certamente alla storia, sia per chi è rimasto affascinato dai suoi modi e dalla sua forza “semplice” e sia per chi invece ne vede un rebus ancora non ben decifrabile. Rimane così per Sandro Magister, giornalista e vaticanista per L’Espresso, nella sua rubrica “Settimo Cielo” ha trattato un argomento molto delicato nella Chiesa, ovvero quello dell’elezione di Bergoglio dopo le clamorose dimissioni di Papa Benedetto XVI. Magister racconta come il “fenomeno” Bergoglio era nato in realtà dopo la morte di Giovanni Paolo II quando era spuntato quasi a caso tra i maggiori “papabili” per salire al Soglio Pontificio. «Quella prima ipotesi è andata in porto nel conclave 2013, in buona misura perché di quel cardinale argentino tanti suoi elettori ancora sapevano troppo poco e non certo che avrebbe assestato alla Chiesa quel “salutare colpo allo stomaco” di cui ha detto pochi giorni fa il suo antagonista sconfitto in Cappella Sistina, l’arcivescovo di Milano Angelo Scola». Secondo Magister, mentre da un lato la gran parte dei “grandi elettori” di Bergoglio in quel conclave particolare ora non sono più cosi convinti di quella scelta, dall’altra vi è un gruppo – Magister li chiama “il club di San Gallo” – per cui la scelta di Papa Francesco era preparata e sognata da anni. 

Il club di San Gallo secondo Magister “architettò” l’ascesa di Bergoglio al Papato: prendeva il nome dalla città svizzera in cui si riuniva e vedeva al suo interno cardinali come Walter Kasper, Karl Lehmann, Achille Silvestrini, Basil Hume, Cormac Murphy-O’Connor, Godfried Danneels. Va detto che Bergoglio con quel gruppo non ebbe mai nulla a che fare, ma secondo il giornalista dell’Espresso lui comunque aderì perfettamente al loro progetto. Come? Papa Francesco viene “disegnato” da Magister come schivo, taciturno e riservato con le folle, fino a che non diventò Papa, poi cambiò registro. «Elogiò per iscritto l’enciclica “Veritatis splendor”, severissima contro la morale lassista “della situazione” storicamente imputata ai gesuiti. Non nascose di condannare Lutero e Calvino come i peggiori nemici della Chiesa e dell’uomo. Attribuì al diavolo l’inganno di una legge a favore dei matrimoni omosessuali» però poi secondo il vaticanista quello stesso vescovo Bergoglio rimandò a casa i cattolici che s’erano attestati davanti al parlamento per una veglia di preghiera contro l’incombente approvazione di quella legge sul matrimonio gay. «Si mise in ginocchio e si fece benedire in pubblico da un pastore protestante; i papi dell’epoca proibivano, ma che poi lui avrebbe consentito, una volta divenuto papa». Un disegno assai crudo e frutto della personale opinione di Sandro Magister e di alcune ali della Chiesa più conservatrice; «un vescovo che piacque subito al gruppo di San Gallo (ispirato anche da Carlo Maria Martini) che lo appoggiò in conclave», conclude nella sua rubrica sull’Espresso un “incendiario” Sandro Magister.