Come annunciato nei giorni scorsi, la moschea di Mestre verrà chiusa: oggi è infatti l’ultimo venerdì di preghiera all’interno del centro di raccolta islamica per tutti i i fedeli musulmani della comunità veneziana. La diffida arrivata nei giorni scorsi ora è ufficiale: entro tre giorni la piccola moschea di via Fogazzaro a Mestre dovrà essere chiusa e smantellata completamente. I motivi sono legati tutti alla vicenda della cellula Isis bloccata e sgominata due settimane fa in pieno centro di Venezia. I tre kosovari giovanissimi che vivevano da normali camerieri in piazza San Marco sono stati bloccati e accusati di far parte di una cellula jihadista che operava tra Treviso, Mestre e per l’appunto Venezia; la moschea di Mestre rappresentava uno dei punti privilegiati dove i tre ragazzi compievano le radicalizzazioni e la propaganda di “adesione” all’opera dello Stato Islamico e di altre attività para-terroristiche islamiche. La diffida ufficiale è stata consegnata stamane dalla polizia municipale di Venezia ai rappresentanti della comunità bengalese, proprietaria dei locali; i motivi della chiusura recati a livello formale riguardano “attività non conforme alla destinazione d’uso”. Il piccolo centro nei vari anni è stato teatro di attività sempre più legate alla preghiera jihadista e sempre meno riferibili a attività direzionali e culturali: per questo motivo e dopo le note vicende della cellula kossovara che agiva probabilmente al suo interno, è stata disposta la chiusura della piccola moschea, scatenando evidenti reazioni e polemiche in larga parte della comunità islamica locale.



Pare che il motivo principale della chiusura di questa piccola moschea di Via Fogazzaro a Mestre sia precedente alla scoperta della cellula jihadista di Venezia: i residenti negli anni hanno sempre più lamentato la convivenza della zona con la sala di culto con preghiere, tempi e orari “molesti” per i cittadini italiani di quel quartiere. «Siamo cittadini come gli altri, paghiamo le tasse e tutto il resto. O ci danno una nuova sede o pregheremo per strada già dal prossimo venerdì», lamentano i fedeli musulmani. Intervista dalla Nuova Venezia, ha parlato anche il direttore della moschea, Mohamed Alì: «Ci hanno spiegato che non possiamo continuare a svolgere attività di culto. Sono un po’ deluso e preoccupato, spero che vada tutto bene, che non succeda nulla. Noi vogliamo la pace, siamo una comunità pacifica, di lavoratori, rispettiamo le regole». Il direttore ha paura di eventuali rappresaglie di alcuni elementi della comunità islamica se a breve non verrà destinato un nuovo luogo per la preghiera: il rischio di una escalation di violenza però non può essere un “ricatto” da giocare e per questo motivo ci si augura che le decisioni di sindaco e Regione possano risolvere al più presto la situazione di tensione presente al limitare di Venezia.

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