“Gesù era gay”: che sia questa tesi scabrosa ad aver segnato la condanna a morte per Christopher Marlowe, il principale rivale di William Shakespeare più di 500 anni fa, nel lontano 1593? L’’ipotesi rivelata oggi dalla British Library potrebbe portare proprio questa come tesi principale per risolvere uno dei casi più misteriosi del passato culturale e politico inglese: sono stati resi pubblici in questi giorni proprio i manoscritti della Libreria e Biblioteca nazionale (per un banale progetto di digitalizzazione dei numerosi volumi della Letteratura Inglese). In particolare, sono le conversazioni tra Marlowe e Richard Baines – informatore della polizia del governo inglese e spia – porterebbero dritti a questa posizione assai particolare per la fine della sua vita sulla Terra. Quali erano queste teorie che sarebbero state giudicate scabrose dal governo all’epoca della Regina Elisabetta I? In primo luogo proprio l’omosessualità di Gesù, ma non solo, altre fonti della British Library riportate da Guardian oggi riportano come il grande scrittore rivale di Shakespeare ritenesse e pronunciasse frasi del tipo «dubbi su esistenza di Dio, religione utile solo ad intimidire le persone e l’esecrabile bestemmia sull’eucaristia (“darebbe più soddisfazioni se fumata in una pipa”)». In particolare, un’ultima tesi sarebbe stata considerata insieme alle altre “insostenibili” dalla Chiesa inglese, seppur non più legata e vicina allo Stato della Chiesa nel Cinquecento e Seicento: «Marlowe riteneva di aver potuto di gran lunga fare un miglior servizio se si fosse occupato in prima persona dello “schifosamente scritti” Nuovo Testamento», riporta ancora il documento di Baines.
Gay, ateo e contestatore dei vangeli: Christopher Marlowe viene definito da questi clamorosi documenti della spia inglese Baines come un vero sobillatore del Regno e della Chiesa inglese nel 1500. «Un ateo troppo innamorato del tabacco e dei ragazzi», così lo definisce Baines in alcuni manoscritti eseguiti pochi mesi prima dell’omicidio misterioso dello scrittore, pugnalato al cuore e al volto fuori da una locanda di Londra. Si chiude così il mistero sulla morte di questo particolare personaggio “polemista” nel Cinquecento shakespeariano? «In un primo momento si parlò di una lite rabbiosa a sfondo omosessuale, quindi prevalse la voce secondo cui tra i due uomini ci fosse una questione di debiti. Marlowe si circondava costantemente di personaggi ambigui», riporta uno studio di qualche anno fa compiuto su Repubblica dal collega Antonio Monda; eretico, blasfemo e vicino alla bestemmia in più occasioni, pare dai numerosi studi fatti su Marlowe in questi anni che non fosse per niente accettato dallo Stato e della Corona inglese e che nei primi anni di governo della Regina Elisabetta si volesse eliminare personaggi scomodi come questi. I documenti di oggi aiutano ad andare verso questa soluzione, anche se i motivi reali sono tutt’ora un mistero. Un sacro mistero.