Rimane un mistero l’omicidio di Daniela Roveri, la manager bergamasca uccisa il 20 dicembre scorso mentre si trovava nell’androne del proprio palazzo. Gli inquirenti, come riportato da Il Giorno, sono impegnati da mesi nelle indagini che hanno l’obiettivo di dare un volto al killer che ha sgozzato la 48enne residente con la mamma in via Keplero, a Colognola, ma attualmente sembrano brancolare nel buio. Se per qualche tempo si era creduto plausibile che l’omicidio di Daniela Roveri potesse avere qualcosa a che vedere con l’avanzamento di carriera ottenuto dalla vittima, promossa dopo anni di gavetta ad un ruolo di comando all’interno dell’ufficio commerciale della Icra spa di San Paolo d’Argon, specializzata in prodotti di ceramica, attualmente la pista privilegiata è tornata essere quella passionale, o comunque legata agli affetti di Daniela. Ed è anche per questo motivo che gli inquirenti nelle ultime settimane hanno sentito un totale di 205 persone. Di chi si tratta? Nello specifico di amici e parenti, ma anche di vicini di casa oltre che del suo condominio di via Keplero, anche dei palazzi circostanti. Tra gli interrogati è presente l’assassino di Daniela Roveri? (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Dopo lunghe settimane di silenzio, l’attenzione torna a concentrarsi sul giallo di Daniela Roveri, la manager bergamasca uccisa il 20 dicembre scorso nell’androne del suo palazzo, in via Keplero. Un delitto efferato, quasi perfetto, del quale manca ancora il nome dell’assassino spietato che, dopo aver sgozzato la donna con un unico fendente, fece perdere le tracce senza farsi notare da nessuno, telecamere comprese. Ora, a distanza di oltre tre mesi da quella tragica sera prima di Natale, si torna ad indagare sulla possibile pista. Come rivela Bergamonews.it, ad oggi sarebbero state sentite 205 persone, tutte legate in qualche modo a Daniela Roveri ma di fatto estranee alla sua uccisione: nessuna di loro, infatti, avrebbe mostrato segni di cedimento portando così a dei sospetti concreti da parte degli inquirenti. In merito alla possibile pista dell’omicidio della manager d’azienda, sarebbe venuta meno la tesi che ad uccidere Daniela sia stato un vicino di casa in seguito ad una vendetta legata al parcheggio di via Keplero. Negli ultimi giorni, invece, avrebbe preso sempre più piede la pista passionale, che all’inizio delle complesse indagini era stata scartata.
La pista passionale in merito all’omicidio di Daniela Roveri fu la prima ad essere presa in considerazione dagli inquirenti. Sin dalla notte successiva al delitto della manager 48enne, infatti, fu a lungo sentito l’uomo che la vittima stava frequentando, un istruttore della palestra dove era solita andare ad allenarsi e che abitava ad appena mezzo chilometro dal luogo in cui si consumò l’omicidio. Sulla scia di questa ipotesi, era stato sentito a lungo anche uno spasimante non corrisposto dalla donna, ma anche in questo caso non erano emersi elementi utili alla soluzione del giallo, alla luce degli alibi di ferro da parte di entrambi gli uomini. Nelle ultime ore, tuttavia, la pista amorosa sembra aver riconquistato terreno a dispetto di quella della vendetta ad opera dei vicini di casa. Non si esclude tuttavia che nel mirino degli inquirenti possano esserci nuove persone sospettate. Non è del tutto esclusa, inoltre, la pista professionale e che vedrebbe un possibile movente proprio nella documentazione dell’azienda per la quale Daniela Roveri svolgeva il ruolo di manager ormai da diversi anni, dopo un lungo periodo di gavetta. Analizzando i documenti aziendali, però, ad oggi non sarebbe emerso nulla capace di provocare un astio nei suoi confronti così profondo al punto da sfociare in orribile e brutale omicidio.
L’unica novità emersa nell’ambito delle indagini sul giallo di Daniela Roveri, ha a che fare con la presunta pista passionale che avrebbe preso sempre più piede soprattutto negli ultimi giorni. Nel frattempo si continua a delineare con sempre maggiore precisione quanto avvenuto la sera dello scorso 20 dicembre, nel frangente in cui la 48enne stava per rincasare nell’appartamento che condivideva con la madre. E’ stato definito un delitto lampo, quello che ha messo fine alla vita della manager d’azienda di Bergamo: solo 14 minuti sono bastati al killer di Daniela Roveri per coglierla alle spalle, immobilizzarla e tagliarle la gola con un solo e violento fendente, al punto da averle reciso anche la carotide non permettendole così di urlare. Un delitto efferato ed effettuato da una mano esperta e che sapeva bene dove e come colpire. Successivamente il killer di Daniela si è dato alla fuga, quasi certamente passando dai garage della palazzina o forse dal parco a poca distanza dalla scena del crimine. Una via scelta non a caso, poiché priva di telecamere di sorveglianza capaci di riprendere il responsabile dell’omicidio di Colognola.