La guerra in Siria? «Sconcertante rapidità attacco di Donald Trump»: così il vescovo di Aleppo, Georges Abou Khazen OFM, Vicario di Aleppo per i cattolici di riito latino, in un dialogo ieri mattina con l’agenzia Fides. Una delle personalità che più volte ha denunciato assieme al Vescovo responsabile e suo superiore Antoine Audo, da una parte e dall’altra, in questi anni di guerra civile la pericolosità delle comunicazioni e notizie “filtrate” da ribelli e regime siriano, interviene commentando l’attacco missilistico di Donald Trump contro la base aerea siriana, ed è tutt’altro che tranquillo. «Una cosa che sconcerta, davanti all’attacco militare USA in territorio siriano, è la rapidità con cui è stato deciso e realizzato, senza che prima fossero state condotte indagini adeguate sulla tragica vicenda della strage con le armi chimiche avvenuta nella provincia di Idlib», spiega il vescovo cattolico di Aleppo (teatro della lotta all’Isis in terreno siriano). Secondo il vice-presule l’azione Usa porta con sé una serie di conseguenze potenzialmente inquietanti: «Vedo che adesso anche Erdogan esulta per questo intervento, deciso e compiuto senza tenere in nessun conto le voci che chiedevano un’indagine indipendente sui fatti accaduti a Idlib». Il vero rischio sottolineato dal vescovo Abou è quello delle azioni legate a soli impulsi e nessuna strategia: «tutto si decide in base agli impulsi veicolati attraverso i media internazionali. Il Papa e la Santa Sede non vengono ascoltati. E c’è chi vuole che questa sporca guerra continui». (aggiornamento di Niccolò Magnani)



La guerra in Siria come prodromo di quella “Fredda” ritornata tra Russia e Usa? Negli scorsi anni in molte occasioni le due superpotenze sono state vicine allo scontro ma forse mai come in queste ore, al netto delle dichiarazioni a volte volutamente forzate e “choc” per poter dimostrare di non essere inferiore al nemico-amico, la situazione che rimane il giorno dopo gli attacchi di Trump con i missili alla base aerea di Damasco non è certamente delle più rosee. Mosca difende Damasco e ritiene del tutto inventato come pretesto l’attacco di Idlib dove «Assad non avrebbe colpito con armi chimiche, bensì colpito un arsenale dei ribelli con all’interno armi tossiche e gas sarin». Di contro la Casa Bianca con il bombardamento ha «voluto dare un segnale forte al resto del mondo. Attacco giusto e proporzionale». In più lo stesso Trump, tramite l’ambasciatrice Nikki Haley ha fatto sapere all’Onu di aver creato un’azione mirata, «ma siamo pronti a fare di più, speriamo che non sia necessario». Non solo, poi continua ad attaccare Putin, dicendo in Consiglio di Sicurezza, «Ogni volta che Assad ha passato il limite della decenza umana la Russia è stata sempre accanto a lui». Di contro, Mosca ha annunciato di aver chiuso ogni linea diretta con Washington per prevenire incidente tra gli aerei militari in Siria di Usa e Russia; classico “simbolo” di una tensione diplomatica tra i due Super-Paesi. La Guerra Fredda si gioca anche su questi piccoli elementi: al momento si rimane in una situazione di sostanziale impasse: ma quanto durerà? L’Italia intanto all’Onu chiede l’unico elemento forse sensato dell’intera faccenda: «continuare e raddoppiare gli sforzi per raggiungere un accordo di transizione in Siria guidato dalle Nazioni Unite sulla base delle risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza». (aggiornamento di Niccolò Magnani)



Dopo il lancio di 59 missili da parte degli Usa scoppierà una vera e propria guerra in Siria? Nelle ultime ore, come riporta La Repubblica, gli Stati Uniti di Trump hanno annunciato di essere pronti a varare nuove sanzioni contro il regime di Assad. L’intervento degli Usa con i missili lanciati da due portaerei nel Mediterraneo ha provocato la distruzione della base di Khan Shaykun: questa è la località che si trova nel nord della Siria e dalla quale è partito l’attacco chimico dei giorni scorsi in cui sarebbero morte oltre 80 persone, tra cui decine di bambini, secondo l’Unicef. Mosca ha condannato l’attacco degli Stati Uniti alla Siria. Un portavoce russo ha definito ieri la mossa di Trump “un’aggressione contro uno Stato sovrano”. Gli Usa però da parte loro stanno svolgendo indagini sulla possibile presenza dei russi nella base siriana al momento del lancio dei missili. Inoltre, secondo fonti americane riportate sempre da La Repubblica, il bombardamento contro un ospedale a Khan Sheikhoun, dove erano ricoverati feriti, potrebbe essere stato effettuato proprio dai russi per distruggere le prove dell’attacco chimico del regime di Assad.

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