Ultima polemica sul razzismo: nella bufera è finita la Nivea a causa di uno spot equivoco. Il celebre marchio di proprietà della Beiersdorf ha dovuto cancellare la sua ultima campagna pubblicitaria a due giorni dall’uscita dei primi spot. Una decisione presa in fretta e furia dalla compagnia tedesca, che del resto era stata bersagliata dall’accusa di razzismo. Nel mirino la pubblicità del deodorante Invisibile for black&white, studiato per non lasciare aloni sui vestiti, e in particolare lo slogan utilizzato: «White is purity», che tradotto vuol dire «bianco è purezza». Apriti cielo: si è scatenato l’inferno per la presunta allusione della Nivea. Gli internauti hanno accusato l’azienda di aver lanciato una pubblicità razzista, offensiva e discriminatoria. I vertici dell’azienda non avevano sicuramente in mente di promuovere la purezza della razza bianca ariana, del resto si occupano solo di lanciare prodotti per la cura della pelle. Ma hanno dovuto far sparire la pubblicità e chiedere scusa con un comunicato ufficiale. «Siamo profondamente dispiaciuti per tutte le persone che hanno trovato offensivo questo specifico post», hanno scritto.
Lo spot incriminato diffuso sui social network era costituito dalla foto di una donna di spalle, con lunghi capelli scuri. Nessuna indicazione sul colore della pelle della donna in questione, ma ad attirare l’attenzione è stato lo slogan. Eppure lo spot era rivolto soprattutto al mercato del Medio Oriente: la reazione del popolo della Rete è stata eccessiva? Il riferimento al vestito bianco da non macchiare con lo spray era evidente, infatti la pubblicità diceva: «Keep it clean, keep bright. Don’t let anything ruin it» (Tienilo pulito, brillante. Non lasciare che qualcosa lo rovini). Siamo di fronte ad un caso di razzismo immaginario? La Nivea ne è comunque uscita con un comunicato di scuse: «La diversità e le pari opportunità sono valori cruciali per Nivea». Ma cosa hanno a che fare questi temi con un’azienda che produce creme e deodoranti? Il dibattito sui social network prosegue: si è trattato davvero di un caso di razzismo o dal nulla è stato creato un caso?