Oggi è la Domenica delle Palme e come da tradizione nelle Chiese e nelle piazze viene distribuito il ramoscello d’ulivo benedetto come segno distintivo e preparativo alla Pasqua cristiana: ma da dove nasce questa tradizione che anche oggi si rinnova come ogni anno all’inizio della Settimana Santa? Il ramoscello benedetto è il simbolo per eccellenza per la pace e la riconciliazione oltre che di rigenerazione (come dopo il diluvio universale e le carestie narrate nell’Antico Testamento). In questa giornata Gesù viene ricevuto a Gerusalemme dalla folla che agitava proprio foglie di palma e ramoscelli di ulivo: parte di quella stessa folla che però dopo sette giorni nella pasqua ebraica inneggiava i romani per fare uccidere il Cristo dando luogo alla Passione e poi Resurrezione. Proprio in questo passaggio si cela tutta l’ampiezza e profondità del simbolo d’ulivo: il ramoscello è per la tradizione cristiana della Chiesa, quello stesso Gesù che con il suo sacrificio si fa sangue e morte come strumento di pace e risanamento per tutta l’umanità. In termini etimologici, il “Cristo” significa proprio “l’unto” da Dio, voluto dal Cielo, per plasmare il male e la morte: l’olio di oliva è infatti il Crisma usato nella liturgia cristiana sia per battesimo che per l’estrema unzione e fino alla Santa Cresima nelle varie celebrazioni dei Sacramenti santi.
In Piazza San Pietro oggi Papa Francesco ha celebrato la Domenica delle Palme con la consegna del ramoscello d’ulivo a tutti i fedeli presenti, cosi come avviene in questa giornata d’aprile in tutte le chiese del mondo. Lo ha fatto lanciando un messaggio molto intenso sulla figura di pace che rappresenta Gesù proprio tramite il segno dell’ulivo: «Gesù non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No. E’ presente in tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono per lavoro da schiavi, per drammi familiari, per malattie, per guerre e terrorismo», ha detto il Santo Padre facendo riferimento agli attentati e agi orrori occorsi solo in questi ultimi giorni. Un Signore che accetta di essere osannato a Gerusalemme, continua Bergoglio, pur sapendo che lo attende la Passione e la crocifissione di una settimana dopo: «è lo stesso che è entrato a Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. E’ lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo un altro Signore all’infuori di lui».