La comunità di Tecchiena, paese di origine di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso ad Alatri, si stringe attorno al dolore della sua famiglia e non dimentica. Come riferisce CiociariaOggi.it, nei giorni scorsi si è avuto un importante momento nel quale gli abitanti del piccolo centro hanno manifestato il loro affetto alla famiglia Morganti distrutta dal dolore. Un’ulteriore occasione si avrà oggi e rappresenterà la conferma di un cordoglio che nell’ultimo mese non è mai mancato da parte di amici e conoscenti del ragazzo massacrato. Il secondo appuntamento che vedrà riunire gli amici di Emanuele ed al quale prenderanno parte anche gli abitanti di Tecchiena, si avrà questo pomeriggio, quando si raduneranno nel cimitero di Frosinone per fare visita ad Emanuele Morganti. A spiegare l’evento è stato Roberto Addesse che su Facebook aveva scritto: “Chi vuole può portare un fiore, un cero, un palloncino bianco o qualsiasi cosa inerente all’evento. Il tutto è stato creato per non far finire questa storia nel dimenticatoio e per far capire alla famiglia Morganti che loro non saranno mai soli. Perché pure noi pretendiamo giustizia”. Oggi, sono state postate le foto del primo evento dei giorni scorsi, in attesa di quello che si rinnoverà questo pomeriggio. Clicca qui per vedere le foto.



Sono giorni importanti, questi, per chi indaga al giallo di Emanuele Morganti, 20enne ucciso ad Altri oltre un mese fa. Gli investigatori non si fermano neppure nei giorni di festa durante i quali sono proseguiti gli interrogatori che hanno interessato numerosi testimoni e tre uomini della sicurezza. Stando a quanto riferito dal portale CiociariaOggi.it, gli inquirenti sono sempre più convinti che uno dei buttafuori abbia colpito la vittima con ciò che comunemente viene definito “frustino”. In tanti, la sera del pestaggio, avrebbero notato l’oggetto in questione, passato per varie mani fino a quella dell’assassino. Non è escluso, infatti, che Emanuele Morganti possa essere morto a causa di un violento colpo inferto sulla testa. Una delle due lesioni definite “a strappo” sarebbe infatti compatibile con una ferita di 9,5 x 3,5 centimetri ritenuta dagli esperti mortale. Il colpo di grazia sarebbe stato sferrato lateralmente e con ogni probabilità provocata con un manganello, forse lo stesso che nei prossimi giorni sarà sottoposto ad esami irripetibili. Al centro delle indagini ci sarebbe proprio il collegamento tra l’arma del delitto ed il suo utilizzatore, anche sulla scorta delle numerose testimonianze di chi, quella sera, avrebbe visto massacrare Emanuele Morganti con un oggetto in ferro.



Chi lavora al caso di Emanuele Morganti, il giovane 20enne di Tecchiena massacrato con calci e pugni la notte tra il 24 ed il 25 marzo scorso ad Alatri, non vuole lasciare nulla di intentato. Ecco perché nelle ultime ore, come riferisce il portale CiocaiariaOggi.it gli inquirenti hanno posato l’attenzione anche sugli abiti che la vittima indossava quella sera, macchiati di sangue e di saliva. Perché Emanuele, oltre ad essere massacrato è stato anche preso a sputi, mentre si trovava a terra ormai agonizzante. Ora, quegli abiti saranno passati al setaccio dagli uomini del Ris, dopo che nei giorni scorsi sono stati prelevati dall’abitazione in cui viveva, su richiesta dell’avvocato che assiste la famiglia Morganti. L’intento sarà quasi sicuramente quello di comparare le tracce biologiche presenti sugli abiti del 20enne, al momento dell’aggressione violenta, con quelle dei suoi aggressori, tre dei quali sono in carcere accusati del suo omicidio. Proprio alcuni abiti di Mario Castagnacci, uno dei tre arrestati, finiranno sotto la lente di ingrandimento dei Ris, anche se si suppone non saranno comunque gli unici.



Intanto per il prossimo 10 maggio è già stato fissato un esame tecnico irripetibile che riguarderà un tubo di ferro ed un manganello, armi con le quali si sospetta possa essere stato colpito Emanuele Morganti al culmine della rissa, all’esterno del Miro Music Club di Alatri, dopo i copiosi calci e pugni che lo avrebbero atterrato. Sul caso continua ad esserci il massimo riserbo da parte degli inquirenti ed anche per tale ragione è difficile sapere se il manganello che sarà sottoposto presto ad esame sia o meno quello in legno sequestrato dai Carabinieri ad uno dei buttafuori del locale la stessa sera della rissa mortale, o se invece sia stato sequestrato di recente, forse in occasione di uno dei blitz messi a segno dopo oltre un mese dalla morte di Emanuele Morganti, nelle abitazioni degli altri buttafuori indagati a piede libero.

Mentre le indagini proseguono, al fine di fare totale chiarezza sull’episodio che ha certamente mutato le vite degli abitanti di Alatri e Tecchiena, nei giorni scorsi è stata consegnata la relazione relativa agli esami tossicologici eseguiti sui tre giovani arrestati per l’omicidio di Emanuele Morganti. I due fratellastri, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, insieme al terzo arrestato, Michel Fortuna – fermato dopo un breve periodo di latitanza – sono stati quindi sottoposti agli opportuni test per sapere se la sera dell’aggressione mortale ai danni del 20enne fossero o meno sotto effetto di sostanze stupefacenti. I primi due giovani, infatti, risulterebbero essere consumatori abituali di droga, tra cui cocaina. Il lavoro degli inquirenti è ora volto anche a definire le responsabilità reali di chi la sera di oltre un mese fa si trovava in Piazza Regina Margherita.

Obiettivo primario è anche comprendere chi e come avrebbe provocato la morte di Emanuele Morganti. Non si esclude infatti che il colpo mortale sia stato inferto con uno strumento passato di mano in mano, fino a quella dell’assassino. Procedono dunque i summit tra gli ufficiali dell’Arma e i procuratori con l’intento di fare il punto sugli elementi ad oggi raccolti e decretare così la necessita di nuovi possibili interrogatori o esami. Un giallo, quello del 20enne ucciso ad Alatri, reso complicato anche dal silenzio e dal grande muro di omertà che sarebbe stato innalzato attorno al presunto assassino.