L radicalismo islamista non rappresenterebbe la degenerazione di un modo di intendere la religione secondo Fethi Benslama, psicoanalista e dicente di Psicopatologia clinica all’Università Paris-Diderot, che vanta un’esperienza da terapeuta nel quartiere di Saint-Denis, teatro di parte degli attentati subiti dalla capitale france nel 2015. Nel suo ultimo libro “Un furioso desiderio di sacrificio. Il supermusulmano”, Benslama analizza il profilo psicologico del terrorista/martire contemporaneo. Benslama introduce la categoria del “supermusulmano”, un individuo portato a superare il musulmano che egli è attraverso la rappresentazione di un musulmano che deve essere ancora di più. Come viene riportato su Il Fatto Quotidiano da Luigi Zoja e Omar Bellicini, uno dei più noti psicanalisti italiani e il giornalista che ha scritto “Nella mente di un terrorista”, la dimensione politica si interseca quindi con la fragilità psicologica. Questa, secondo Benslama, si rintraccia da un lato nella frustrazione che ha afflitto le società islamiche a seguito di eventi storici nefasti, e dall’altro nelle difficoltà di integrazione dei giovani di cultura musulmana in Occidente.
Il potenziale terrorista sarebbe quindi un soggetto dall’identità precaria, che cerca di ovviale ala mancanza di solidità aderendo a una “superidentità” fornita dai modelli propagandistici. Benslama si concentra poi su un aspetto specifico, il ricorso ad attentatori suicidi o che accettano il rischio di un esito fatale dell’azione. Secondo lo psicoterapeuta il desiderio di un’identità forte comporta a volte la scelta di un estremo sacrificio. Il passare all’atto nasconde il desiderio di trasformazione, specialmente se si risponde a una personalità narcisistica. Se inoltre questo narcisismo viene frustrato da fattori esterni, come la marginalizzazione sociale, questa scelta diviene ancor più probabile. Paradossalmente, un sacrificio fatto in nome della fede denuncia proprio la ricerca di una fine e quindi di un accesso personale al significato dell’esistenza. Il processo è legato a pulsioni narcisistiche ed è proprio su questo che si concentra Benslama: la natura delle religioni politiche può limitare o potenziare queste spinte. L’antidoto è la democrazia, che può portare a norme di comportamento virtuose.